L’ossigeno potrebbe presto non arrivare a tutti i pazienti che ne hanno bisogno. Questa è una delle terapie maggiormente in uso per curare i pazienti Covid. Ma non è così facile da distribuire, e più crescono i soggetti che lo richiedono, maggiore è il rischio. A lanciare l’allarme, come riportato da Il Messaggero, è Francesco Pugliese, direttore del Dea al policlinico Umberto I di Roma. Il sistema potrebbe non reggere ancora a lungo. Il problema principale non è la disponibilità di ossigeno ma la sua distribuzione all’interno degli ospedali stessi che utilizzano dei canali per raggiungere i vari reparti, compresi quelli di terapia intensiva e sub-intensiva.
Il problema della distribuzione
Pugliese ha spiegato che“in un reparto che ospita abitualmente venti pazienti quelli che possono avere bisogno dell'ossigeno sono due o tre e il problema non si pone, ma se in uno stesso reparto il numero aumenta, la trasmissione rischia di rallentare”. Per spiegare meglio la situazione, il dottore ha portato l’esempio di un condominio: se al quinto piano vengono aperti in contemporaneamente tutti i rubinetti dell’acqua nei vari appartamenti, la potenza si riduce e alcune abitazioni rischiano di ricevere poca acqua o addirittura per niente. I pazienti Covid che necessitano della mascherina di ossigeno devono ricevere 8 litri al minuti. Oltre a quelli che hanno il casco che di litri ne hanno bisogno 60 al minuto. Queste soglie non possono essere diminuite ma, se aumenta il numero di coloro che necessitano del casco o della mascherina, viene a diminuire la capacità di mantenere tali livelli di distribuzione. Il sistema di trasmissione va quindi in sovraccarico e si rischia che la terapia non venga erogata nel modo corretto.
Il 20% dei ricoverati ha bisogno di ossigeno
All’ospedale Umberto I, uno di quelli a cui è stato chiesto di riconvertire il maggior numero possibile di posti letto per far posto ai pazienti Covid, circa il 20% dei ricoverati necessita dell’ossigeno. Se questa percentuale dovesse aumentare potrebbero verificarsi problemi di gestione e il sistema potrebbe non reggere. In questa ottica poco importa se una struttura ospedaliera riesce ad avere tanti nuovi posti letto disponibili. “Se entro i prossimi quattro giorni la curva dei contagi non dovesse fermarsi, mi sento di suggerire misure di contenimento più forti perché oltre una determinata soglia non possiamo andare e se i pazienti dovessero coprire tutti i posti letto che apriremo ma saranno tutti o in larga parte acuti rischiamo di non poterli assistere correttamente” ha avvertito Pugliese. Questo problema non riguarda solo questo ospedale ma tutti quelli chiamati ad accogliere un numero elevato di pazienti Covid. Oltre a questo manca anche il personale. Sempre all’Umberto I si sta aspettando l'apertura del nuovo pronto soccorso febbre. I nuovi dipendenti sono stati però usati per l'ampliamento dei reparti.
L’apertura è quindi destinata a essere rimandata, perché medici e specializzati non ci sono. Per questo, la Regione Lazio spera di riuscire a recuperare almeno mille specializzandi, se necessario anche rivolgendosi a quelli dei primi anni di corso.Segui già la pagina di Roma de ilGiornale.it?
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