La vita è un paradosso temporale dal punto di vista di Piera Maggio. "Per me la vita si divide in due parti: prima e dopo il rapimento di Denise", scrive la donna cui è stata rapita la figlia il 1 settembre 2004 nel suo libro “Denise - Per te, con tutte le mie forze”, pubblicato di recente da Piemme edizioni.
Mamma Piera fa il punto partendo da lontano, raccontando chi è, chi era, chi è sempre stata. Ma nella narrazione si avverte il peso di molte cose: il peso di non conoscere cosa sia accaduto alla figlia, il peso di continuare ancora oggi a difendere la privacy della propria famiglia, il peso di una società che troppo spesso ha puntato il dito contro di lei che, nonostante l’evidente coraggio, ha subito un dolore che non ha nome. Piera continua a cercare quella piccola, che ci si augura sia diventata una donna, il cui nome è noto a tutti gli italiani: Denise Pipitone.
Una lunghissima sofferenza
Quello del rapimento di Denise è uno dei casi italiani irrisolti più celebri. Moltissime persone provano affetto ed empatia per questa bambina di neppure 4 anni, scomparsa dalla sua città, Mazara del Vallo. Le ragioni di questi sentimenti sono tante, ma in particolare madri e padri si sono immedesimati nel dolore provato da Piera e dal marito Piero Pulizzi, oltre che ammirare il loro battagliero legale Giacomo Frazzitta.
Piera Maggio nel suo libro fa ancora di più: porta direttamente il lettore nel suo quotidiano, nello sconforto che talvolta ha provato in questi anni, negli invisibili momenti di cedimento, nella lotta contro pregiudizi e dicerie, in quei ricordi dolci d’infanzia che aveva immaginato identici ed emozionanti per la figlia.
“Un momento prima siamo insieme, un attimo dopo non c’è più. I tanti anni trascorsi da allora sono una veloce corsa all’indietro che mi riporta sempre a quella mattina e alla sera che l’ha preceduta”, scrive mamma Piera prima di ripercorrere una miriade di vicende parallele al rapimento di Denise, alcune più note, altre meno note, ma tutte permeate al tempo stesso dalla sua sofferenza e dalla sua decisione. Piera non smetterà di cercare Denise finché non l’avrà trovata: in tanti continuano a condividere l’age progression realizzato nel 2021, il Qr code che rimanda al sito delle ricerche, in tanti sono dalla sua parte.
9 minuti e 18 anni di dolore (e di speranza di giustizia)
Nel 2022 sono 18 anni dalla scomparsa di Denise. La bambina è stata rapita in una forbice temporale di 9 minuti. Nel libro di Piera Maggio, il nome di Denise viene ripetuto 311 volte. Ma i numeri sono sempre riduttivi per spiegare cosa possa aver provato questa donna.
“Da quando hanno sequestrato Denise, io mi sono sentita spesso un numero. Mia figlia era un numero. Nelle aule di tribunale eravamo nessuno, un puntino in mezzo a un oceano. Una statistica. Lottare contro l’oblio per me significa impegnarsi sempre a dare un volto, un nome e un’identità a questo numero”, scrive ancora mamma Piera.
I numeri sulle scomparse e i sequestri di minori in Italia sono da sempre notevoli. È per questo che Piera Maggio si è impegnata in un lungo iter propositivo in cui ha incontrato politici, si è battuta per una legge che viene chiamata comunemente “legge Denise” e che propone giustizia per tutti i bambini sequestrati.
Un processo, una famiglia, tante segnalazioni
Ci sono due nomi presenti nel libro di Piera Maggio, due nomi che hanno a che fare con le indagini. Sono quelli di Anna Corona e Jessica Pulizzi. La prima, mai rinviata a giudizio, è l’ex moglie di Piero Pulizzi, il papà di Denise. La seconda, assolta in tre gradi di giudizio per insufficienza di prove, è la primogenita di Piero. Le vite di queste persone si sono incrociate in vicende alterne.
Piera racconta della conoscenza con Anna, della frequentazione con lei che percepiva spesso come ingombrante, della rottura di qualunque tipo di rapporto, di quando Piero e Anna si sono lasciati in maniera abbastanza conflittuale - si parla perfino di un coltello per la pulizia del pesce puntato alla gola. E poi delle minacce ricevute, degli insulti proferiti per strada da Jessica, che a Piera forò tutte e quattro le ruote dell’auto, eventualità ammessa anche in sede processuale. Ma contro le tragedie della vita, Piera e Piero sono diventati una famiglia, e l’uomo si costituì parte civile nel processo in cui Jessica era imputata.
Su Anna e Jessica pesano moltissime accuse mediatiche nonostante l’assoluzione della giovane e nessun rinvio a giudizio per la donna. Pesano per via di tante piccole incongruenze che forse hanno avuto un ruolo nelle indagini: intercettazioni, una firma al lavoro, una certa telefonata partita da un luogo misterioso, il fatto che sia stata perquisita nell’immediatezza del sequestro la casa “sbagliata”.
Negli anni, Piera Maggio ha ricevuto moltissime segnalazioni differenti, alcune più credibili, altre veri e propri buchi nell’acqua fin dall’inizio. Probabilmente la segnalazione più celebre è quella del 2021, quando la giovane Olesya cercò la propria famiglia naturale in un reality della tv russa, una spettacolarizzazione cui la famiglia di Denise si sottrasse, puntando sulle verifiche scientifiche relative al gruppo sanguigno (che non era lo stesso di Denise).
Ma c'è stata anche una segnalazione ben più importante: a un mese dalla scomparsa, la guardia giurata Felice Grieco inquadrò con il telefonino una bimba molto somigliante a Denise a Milano: era con una presunta famiglia rom. Da qui partì la pista più credibile, l'ipotesi più probabile: la bambina era stata rapita ma non era stata uccisa, c'era stato un "passaggio di mano". In altre parole sarebbe stata consegnata a qualcuno, allontanata dopo il sequestro.
Mamma Piera ha incontrato tante bambine e le ricorda tutte: di una in particolare commemora un abbraccio. “La bambina mi buttò le braccia al collo e mi strinse forte. Non so perché lo fece. È stato un suo slancio istintivo, ne rimasi colpita. Nonostante le mie resistenze, quando quella piccola mi abbracciò ruppe la mia corazza e scoppiai a piangere. Piansi per lavare via la delusione, l’amarezza, la nostalgia di Denise”.
Un giovane che rompe il silenzio
Tra le diverse ragioni che rendono il volume scritto da Piera Maggio molto interessante c’è sicuramente la voce di Kevin Pipitone, il primogenito della donna, il fratello di Denise. Molti l’hanno visto per la prima volta nel documentario su Discovery, dato che la madre ha cercato durante la sua infanzia di proteggerne la privacy con tutte le forze. Ma ora, diventato un uomo, Kevin rompe il silenzio nella postfazione e racconta il proprio dolore per il sequestro della sorellina.
“Mi sforzo di ricordare, mi sforzo e allora affiorano dei dettagli di Denise, episodi che all’improvviso sono chiari nella mia mente”, scrive. Come Piera e Piero anche Kevin è stato colpito da questa storia orribile.
Ma come Piera e Piero anche Kevin non è una vittima. È un combattente, è un giovane uomo che ha deciso di essere una brava persona, una persona buona, un bravo papà. E che, a propria volta, non smetterà di cercare sua sorella.
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