Prima di esplodere il colpo mortale dal revolver calibro 38, Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, i due giovani pusher finiti in carcere per l’omicidio di Luca Sacchi, potrebbero aver aggredito il 24enne personal trainer con una mazza da baseball.
A confermarlo sarebbero le ecchimosi rinvenute durante l’esame autoptico sulle braccia del giovane sportivo. Luca avrebbe tentato di difendersi dall’assalto mettendo le braccia davanti al volto nei minuti precedenti all’esecuzione davanti al pub John Cabot di via Bartoloni, nel quartiere Appio Latino. Così gli esperti spiegano quei lividi, compatibili con dei colpi sferrati con una spranga.
Ieri il papà di Luca, Alfonso Sacchi, davanti a decine di giornalisti ha escluso che suo figlio potesse essere coinvolto in giri di droga. “Il dato certo è che l’esame tossicologico è negativo, la famiglia Sacchi con la droga non c’entra nulla, e appena sarà possibile ci costituiremo parte civile”, hanno detto durante la stessa conferenza stampa i legali della famiglia, Paolo Salice e Armida Decina. Molti però sono i punti ancora oscuri, dalle ricostruzioni delle persone coinvolte a vario titolo nella vicenda, fino al ruolo di Anastasiya, la fidanzata di Luca.
Con tutta probabilità, infatti, anche la babysitter ucraina sarà interrogata nuovamente dal pm già la prossima settimana. Tra i testimoni dell'omicidio che dovranno essere riascoltati ci sono anche Valerio Rispoli e Simone Piromalli, amici di Valerio Del Grosso, che quella sera si trovavano al pub, inviati dal killer per verificare che nello zaino di Nastja ci fossero i contanti necessari a formalizzare l'acquisto di droga, hashish o marijuana. Gli stessi che, stando alle carte dell'indagine, hanno dichiarato di aver constatato la presenza di "mazzette da 20 e 50 euro". Soldi che facevano gola ai due pusher, che volevano appropriarsene senza alcuna contropartita. Per Giovanni Princi, invece, altra figura chiave nel giallo della morte di Luca, l'incontro con i due emissari non ci sarebbe mai stato. Il ragazzo, compagno di scuola di Sacchi, con precedenti per droga, che la vittima aveva ricominciato a frequentare negli ultimi mesi, nega tutto.
Secondo Rispoli e Piromalli, invece, sarebbe lui il contatto tra i ragazzi dell’Appio Latino e i pusher di Casal Monastero, non cani sciolti, ma probabilmente emissari di una organizzazione criminale più importante. Una di quelle che gestiscono le piazze di spaccio romane, forse quella di Tor Bella Monaca, dove è stato ritrovato lo zaino di Anastasiya senza un soldo all'interno. La versione dei fatti raccontata dai due viene respinta anche da Nastja, che ripete di essere stata vittima di una rapina. “Di sicuro c’è qualcuno in questa storia che sta mentendo”, hanno detto ieri gli avvocati.
A chiarire chi potrebbero essere i tabulati telefonici dei cinque cellulari sequestati dagli inquirenti, che ora sono sotto la lente d’ingrandimento dei carabinieri del Nucleo Investigativo e del pm di Roma, Nadia Plastina. Da accertare ci sono i contatti pregressi e successivi all'aggressione intercorsi tra Giovanni Princi, amico della vittima, e i due pusher, oltre alla presenza eventuale del numero di telefono di Anastasia. È sul ruolo della ragazza che si concentrano diverse ombre. Secondo alcune ricostruzioni giornalistiche, come quella del Messaggero, potrebbe avere avuto il ruolo di “cassiera” in una possibile compravendita di sostanza stupefacente.
“Per ora Anastasiya è parte offesa stando all’ordinanza del gip”, hanno sottolineato ieri gli avvocati della famiglia Sacchi. Ma non si esclude alcuna ipotesi.
E se Nastja avesse avuto un ruolo attivo nella vicenda, considerano i legali, “al dolore dei genitori di Luca, che la consideravano come una figlia, se ne aggiungerebbe altro”. Intanto, con la conclusione dell’autopsia la procura di Roma ha disposto il nulla osta alla restituzione della salma. Nei prossimi giorni, quindi, potranno essere celebrati i funerali della vittima.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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