Macché eroe, Robin Hood era un corrotto

L'arciere di Sherwood smascherato da uno studente. "Era il più disonesto servitore del re"

Russel Crowe nei pianni di Robin Hood
Russel Crowe nei pianni di Robin Hood

Rubava ai ricchi per dare ai poveri. Peccato che l'unico «povero» beneficiario dei furti fosse lui stesso: Robin Hood. L'arciere più idolatrato d'Inghilterra è stato infilzato dal dardo della maldicenza. Altro che benefattore di bisognosi, l'icona british-marxista della classe operaia sarebbe stato un mariuolo . Usiamo il condizionale, perché se la presunzione di innocenza vale per Mario Chiesa, deve valere anche per l'imputato Robin Hood, su cui la Cassazione non pare essersi ancora espressa. Inoltre le accuse contro il signor Hood non vengono mosse dal pool «mani pulite» della Procura della Repubblica della foresta di Sherwood, bensì da uno studentello inglese magari solo in vena di fare lo splendido coi professori. Però il mito ora già traballa.

Tutta colpa del presunto scoop di un topo di biblioteca di nome Stephen Basdeo, 22 anni, dottorando alla Leeds Trinity University. Stephen - noto in ateneo per non farsi mai gli affari suoi - pare aver scoperto un testo del 18esimo secolo dove si parla in termini dispregiativi del popolare eroe, definito «un esempio negativo di corruzione».

La storia, narrata nel documento del 1202 scovato dallo studente impiccione, racconta della «grazia concessa a Hood da parte di re John» e di come il sovrano lo abbia «nominato ministro». Ed è proprio in tale veste che Robin avrebbe cominciato a mariochiesizzarsi , diventando «uno dei maggiori corrotti tra i servitori del sovrano». Il dottorando Basdeo (che, combinazione, fa rima con babbeo ndr ), quando ha letto questa frase, è andato fuori di testa per la gioia: «Qui ci scappa un 110 e lode con bacio accademico», avrà pensato già immaginandosi con la corona d'alloro sulla testa. Un vero colpo di fortuna per uno come lui che sta lavorando da oltre un anno a una tesi sul modo in cui il signor Hood è stato raffigurato nel 18esimo e nel 19esimo secolo.

«Il libro l'ho trovato alla Brotherton Library di Leeds ed è estremamente significativo - racconta, raggiante, il dottorando 007 - perché mostra come la leggenda, nel corso del tempo, abbia modificato l'immagine del fuorilegge, rendendolo più celebre di quanto non lo fosse stato nella realtà». Già, la «realtà». Ma quello sgobbone di Stephen Basdeo dovrebbe sapere che - a detta di molti storici del suo stesso Paese - Robin Hood «non è mai esistito». Già nel XIX, accreditati analisti dopo aver preso in esame oltre trecento ballate inglesi, giunsero alla conclusione che la «figura dell'eroe inglese è frutto della fantasia dei giullari di corte».Inoltre ancora oggi non mancano gli studiosi secondo i quali il personaggio Hood coinciderebbe con l'elfo tedesco Ilodekin o con Puck , simpatico folletto reso celebre dalla nota commedia «Sogno di una notte di mezza estate» di Shakespeare.

E poi: «Ad avvalorare la tesi del mito e non della storicità del personaggio, possono concorrere i personaggi che costituiscono la banda che accompagna Robin Hood nelle sue avventure. Solo pochissimi di essi sono infatti sicuramente identificati in qualità di persone contemporanee all'epoca in cui si svolsero gli avvenimenti tramandati».

Ma tutte queste informazioni, quella volpe del Basdeo le conosce? Per verificarle gli consigliamo di consultare un fondamentale testo enciclopedico: Wikipedia . Ricordando che, se un personaggio non è mai esistito, non può certo essere accusato di «corruzione». Lo capirebbe perfino Antonio Di Pietro.

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