Ad animare il tam tam della comunicazione è il caso di Arianna Pezzotti, madre di due ragazze universitarie, nata a Trastevere e cresciuta a Tor Sapienza. La donna perde il lavoro e le viene tolto il tesserino da steward per una misura preventiva legata alla sua militanza in un’associazione vicino alla destra romana e perché in passato avrebbe partecipato ad alcune iniziative di solidarietà per Forza Nuova.
“È tutto così surreale – ci racconta la donna - Milito in Area Rieti, associazione culturale che non ha mai avuto denunce per atti vandalici, teppistici, discriminazione o odio razziale. A parte qualche comunicato, forse a qualcuno antipatico, non abbiamo mai fatto nulla di violento o di non pacifico. Non ho mai ricevuto in vita mia una denuncia. Sono rimasta, pertanto, allibita quando ho ricevuto il documento dalla Prefettura, non avendo mai partecipato a manifestazioni come persona attiva, compresa l’ultima. Con Forza Nuova, invece, ho partecipato solo a iniziative di solidarietà, nient’altro”.
A chiarire la sua posizione è pure l’associazione culturale Area Rieti in cui la Pezzotti milita. “In quasi 30 anni di attività – dice a ilGiornale.it il dirigente Chicco Costini - non abbiamo mai subito un’indagine per reati legati al razzismo. Nessun militante è stato mai denunciato per reati ascrivibili al decreto Mancino. Non abbiamo mai nascosto le nostre idee e le abbiamo manifestate con radicalità, assumendocene sempre piena responsabilità, a viso aperto, ma questo non ha mai travalicato le leggi in vigore. Solo nei regimi totalitari si colpiscono le persone per le proprie idee. Negare il diritto al lavoro a una madre di famiglia per le sue idee politiche, la sua attività sociale, senza accusarla di un solo atto concreto, ma criminalizzando il suo impegno civile perché non conforme al pensiero dominante, è un atto gravissimo, da regime dittatoriale, inaccettabile in una nazione che almeno a parole dovrebbe essere ancora una democrazia, nella quale il libero pensiero è difeso dalla costituzione, prima ancora che dalle leggi”.
Il provvedimento fa irritare anche l’associazione Nessuno Tocchi Caino, che pur non essendo di destra, tramite il dirigente nazionale Umberto Baccolo, fa sapere: “Una delle nostre maggiori battaglie è contro le misure interdittive che si usano preventivamente nell'antimafia, ma qui la situazione è ancora più grave e paradossale, perché non solo Arianna è incensurata e mai indagata, ma non si parla neppure di criminalità organizzata, caso unico in Italia. Non la si vuol far lavorare solo perché ha frequentato tempo fa Forza Nuova per portare aiuti ai terremotati ad Amatrice e perché milita in un'associazione di destra legale, diretta da un medico di famiglia che addirittura esercita nelle carceri”.
La battaglia viene sposata dal mondo socialista e in modo particolare dall’ex capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto per cui è “agghiacciante che avere la tessera di un’associazione diventi ostativo rispetto al lavoro per il quale si è seguito anche un corso di formazione, tra l’altro una madre che deve mantenere i propri figli”. Sulla stessa linea d’onda i liberali Enzo Palumbo e Marco Moltecchi: “Uno stato democratico non può mettere la mordacchia alla libertà di pensiero e alle sue manifestazioni. La Questura di Roma su suggerimento della digos di Rieti dovrebbe rivedere il provvedimento emesso”. Non utilizza giri di parole neanche Vittorio Sgarbi, che sostiene come il caso Pezzotti sia "un arbitrio, un atto di prepotenza che contrasta con i diritti dei lavoratori, per cui l'interdittiva che non le permette di lavorare dovrà essere rispedita al mittente, non avendo nessuna logica e nessun fondamento".
Il senatore di Fratelli d’Italia Claudio Barbaro sarebbe pronto addirittura a portare il caso in Parlamento. “Appresa la questione dal dirigente dell’Associazione Culturale Area Rieti Felice Costini, che ha spiegato la vicenda, la riteniamo importante e stiamo già valutando nei prossimi giorni di fare un atto parlamentare”. Chi utilizza i social per manifestare il proprio sdegno, invece, è Gianni Alemanno: "Mi auguro vivamente che tutto questo sia fonte di un equivoco che il Questore di Roma vorrà rapidamente risolvere, ritirando il provvedimento in questione. Altrimenti a occuparsi della cosa dovranno essere il Parlamento e le aule di giustizia, dove Area e Arianna si presenteranno non come imputati ma come parte lesa per calunnia e per violazione dei diritti costituzionali". Per il coordinatore romano della Lega Alfredo Becchetti "a prescindere da qualunque sia la partecipazione di Arianna Pezzotti ad attività politiche, quello di chi ha emesso il provvedimento è un comportamento addirittura incostituzionale". Per l'ex ministro Mario Landolfi “discriminare sulla base di idee politiche è mostruoso. Spero ci siano i margini per rivalutare una decisione inconcepibile. È indegno in uno Stato democratico”. Secondo Amedeo Laboccetta, ex parlamentare ed esponente di spicco della destra napoletana "neanche nella Russia comunista accadevano queste cose. Negare il lavoro a una persona madre di due figli per l'appartenenza a un'associazione, che non ha mai avuto una denuncia, che non ha mai partecipato a manifestazioni violente e non ha neanche un'indagine è un fatto gravissimo".
Quella che può sembrare una battaglia di destra, però, trova la sensibilità anche da parte di autorevoli esponenti di altre forze politiche, come nel caso di Paolo Ferrero, vice presidente del Partito della Sinistra Europea. “Non conosco la vicenda, ma se una persona viene discriminata sulla base di idee politiche e privata del lavoro è un qualcosa di sbagliato. La nostra Costituzione antifascista serve a evitare ogni discriminazione”. Ferdinando Mach di Palmenstein, ex segretario del partito socialista, chiede addirittura l'intervento del capo della Polizia: "Lamberto Giannini deve assolutamente prendere in esame la situazione di Arianna Pezzotti". Per Giuseppe Rossodivita, Partito Radicale, “è un racconto da stato di polizia, che non fa onore alla nostra Costituzione che riconosce, in assenza di qualsiasi reato o comportamento illecito, il diritto di manifestare le proprie opinioni. Penso che tale situazione meriti di essere sottoposta ai percorsi che l'ordinamento prevede per verificarne la legittimità". Il senatore dell'Udc Antonio Saccone, a prescindere dalle idee che non condivide, afferma come "non si può avere nessuna forma di rappresaglia, nè negare il diritto al lavoro. Stiamo parlando di un qualcosa che è salvaguardato dalla Costituzione, soprattutto se si tratta di una madre con dei figli”. Biagio Marzo, politico e giornalista, poi, sostiene che se "si criminalizza un'innocente perché milita in un'organizzazione di destra, figurarsi quanti cittadini dovrebbero essere criminalizzati perché militano in quelle di sinistra o di centro. Il caso Arianna Pezzotti mi sembra un'operazione giudiziaria che ricorda l'Ovra". L'ecologista Sergio Pizzolante mette in risalto come sia “sbagliato togliere il tesserino a una donna solo perché ha partecipato a un’iniziativa politica. Vale sia per la destra, che per la sinistra”. Il deputato e presidente di +Europa Riccardo Magi, pertanto, ritiene come "non ci siano i presupposti per escludere Arianna Pezzotti dal lavoro di steward".
Non si esclude che nelle prossime ore potrebbero esserci adesioni trasversali a un'iniziativa che, dopo mesi, starebbe
mettendo insieme l'intero universo garantista, senza alcun eccezione di colore o di simbolo, considerando il passaparola dei social e gli scambi di battute tra chi, senza badare troppo ai partiti, non condivide quanto accaduto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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