Sequestrati in Thailandia i beni del tesoriere di Riina e Provenzano

Roberto Palazzolo protagonista del traffico internazionale di stupefacenti tra Sicilia, Estremo Oriente e Stati Uniti. Le cui indagini erano coordinate dal Falcone e dal procuratore di New York Rudolph GIuliani

Sequestrati in Thailandia i beni del tesoriere di Riina e Provenzano

I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica, hanno eseguito un provvedimento di sequestro e congelamento di beni disposto dalla Corte Reale Civile del Regno di Thailandia nei confronti di Vito Roberto Palazzolo, esponente di primo piano di Cosa nostra ma soprattutto riciclatore e tesoriere per conto dei padrini Totò Riina e Bernardo Provenzano. Palazzolo, oggi settantenne e originario di Terrasini, è stato tratto in arresto a Bangkok nel marzo 2012, dopo una latitanza all’estero durata oltre venti anni, nel dicembre 2013 è stato estradato in Italia per scontare la pena.

Secondo la ricostruzione investigativa Palazzolo è stato l’indiscusso protagonista dei fiumi di droga tra gli Stati Uniti e la Sicilia nei primi anni Ottanta. Un traffico di sostanze stupefacenti noto come "Pizza Connection", le cui indagini erano coordinate dal giudice Giovanni Falcone e dal Procuratore Distrettuale di New York Rudolph GIuliani. E proprio le indagini di Falcone, ad inizio anni Ottanta, avevano permesso di scoprire il flusso di denaro continuo tra la Sicilia e gli States grazie alla droga. Seguiti soldi si è arrivati ai protagnisti e alle famiglie mafiose.

Nel 1984, su richiesta dell’autorità Giudiziaria italiana, Palazzolo venne tratto in arresto dalle autorità elvetiche; temendo di essere giudicato in Italia, in attesa dell’estradizione, ha svelato alle autorità svizzere le sue relazioni con i principali protagonisti del traffico di sostanze stupefacenti. Per i fatti specifici di Pizza connection, Palazzolo aveva riportato in Italia nel 2000 una condanna, in primo grado, alla pena di anni 12 di reclusione; in appello, proprio in considerazione dell’esistenza della sentenza elvetica era stato condannato a tre anni di reclusione per il concorso nel traffico internazionale di stupefacenti e riciclaggio. Sfruttando un permesso concessogli dalle Autorità carcerarie elvetiche e grazie ad un falso passaporto svizzero, è entrato in territorio sudafricano assumendo la falsa identità di Robert von Palace Kolbatschenko. In Sudafrica ha affinato le sue doti imprenditoriali, mettendo a sistema le sue capacità di finanziere internazionale e, grazie anche a importanti appoggi ha investito nel settore immobiliare e in numerose attività commerciali, estendendo i propri interessi anche in territori limitrofi, quali la Namibia e l’Angola.

E siamo arrivati ai giorni nostri. Le indagini, condotte del Gico delle Fiamme Gialle e dirette dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, hanno consentito di individuare e sequestrare un deposito bancario intestato alla moglie del Palazzolo, la ricca ereditiera di origine israeliana Tirtza Grunfeld, con un saldo attivo di diverse decine di migliaia di euro, allo stato in via di esatta e definitiva quantificazione.

L'indagine ha consentito alle autorità Thailandesi di aprire un caso investigativo nazionale a carico di Palazzolo, con finalità di sequestro e confisca di tutto il patrimonio allo stesso riconducibile.

Infatti, dapprima l'Ufficio Antiriciclaggio thailandese (Anti-Money Laundering Office - AMLO) ha emanato un provvedimento di congelamento dei beni riconducibili all'uomo mentre, successivamente, la Corte Reale civile thailandese, con propria Ordinanza emessa su richiesta del Pubblico Ministero competente (Office of the Attorney General - Special Litigation Division disponeva il sequestro di beni a carico dei coniugi Palazzolo, costituiti, in particolare, da un deposito bancario.

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