"Di Maio no, è troppo". E l'ex assessore Pd restituisce la tessera

L'ex assessore alla mobilità di Firenze, Massimo Mattei, ha restituito la tessera del Pd non risparmiando aspre critiche alla direzione nazionale del suo ex partito. "Di Maio eletto sotto le nostre bandiere? Basta, la misura è colma"

"Di Maio no, è troppo". E l'ex assessore Pd restituisce la tessera

I "paracadutati" dallo scacchiere politico nazionale che il centrosinistra ha proposto nella "rossa" Toscana in vista delle prossime elezioni stanno facendo storcere il naso a ben più di qualche politico locale. E se qualcuno per ora si è limitato a protestare, c'è anche chi è già passato ai fatti, criticando aspramente il proprio partito per le scelte di coalizione e decidendo di restituire la tessera. Come Massimo Mattei, ex assessore alla mobilità di Firenze nonchè candidato alle scorse regionali, che da qualche ora non è più iscritto al Partito Democratico.

Una decisione maturata a seguito di una diversità di vedute rispetto al direttivo nazionale fattasi sempre più ampia su una molteplicità di temi. La goccia che ha fatto traboccare il vaso però, è l'accordo ormai scontato fra il segretario "dem" Enrico Letta e l'ex penstastellato Luigi Di Maio, che potrebbe garantire a quest'ultimo un seggio blindato. E in un lungo sfogo su Facebook, non ha lesinato critiche al suo ormai ex partito. "Non ho compreso nella formulazione delle liste dove si è ricandidato il buon Casini. Perché ci servirà un esperto di Costituzione nella prossima legislatura e abbiamo messo l'ottimo Ceccanti, grande costituzionalista, in una posizione di lista praticamente ineleggibile - ha scritto - per tacere delle esclusioni della brava Giuditta Pini, di Luca Lotti, di Dario Stefàno in Puglia, della giovane Caterina Biti messa in fondo ad una lista quando si ricandida Fassino per la sessantesima volta. E per tacere soprattutto dell'accordo che garantirà l'elezione di Di Maio sotto le nostre bandiere. Di Maio. No, dico, Di Maio".

I contrasti fra Mattei, militante di lungo corso (dopo esser cresciuto nel Pci da giovanissimo, ha poi fatto tutta la trafila pre-Pd militando nel Pds prima e nei Ds poi, ndr) e Letta, si trascinavano però da mesi. "Non capisco più il mio partito. Non l'ho compreso sulla guerra, come non compresi i bombardamenti su Belgrado vent'anni fa o giù di lì. Non lo comprendo sulla giustizia, dove vedo ancora un imbarazzante silenzio davanti allo strapotere di certe procure - ha proseguito - non l'ho compreso nel periodo della crisi del governo Draghi, nella gestione delle alleanze elettorali dove si è voluto creare un accordo che chiedesse il voto sull'agenda del banchiere per poi allearsi con quelli che Draghi non l'avevano votato in Parlamento".

Prima di chiudersi volutamente nel silenzio elettorale, Mattei ha infine lanciato un monito al Pd. "Smetterò di scrivere di politica fino alle elezioni, ma credo che sarete così bombardati da "post" e commenti che potrete fare tranquillamente a meno delle mie parole. La mia non è una scelta di disimpegno.

Dalla politica non esco, mi fermo - ha chiosato - perché si può vivere bene anche del proprio lavoro e con i propri affetti, senza dover cercare per forza altri approdi. Anche perché non ho bisogno di niente, soltanto di essere in pace con la mia coscienza".

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