È uno degli esponenti più in vista del MoVimento Cinque Stelle, vicepresidente della Camera e candidato grillino in pectore a Palazzo Chigi, ma quando deve confrontarsi con i congiuntivi Luigi Di Maio va nel pallone.
L'onorevole pentastellato napoletano è da ore protagonista di tutte le prime pagine dei siti di satira politica che ne riprendono impietosi gli strafalcioni grammaticali più volte ripetuti su Facebook e Twitter.
L'argomento, apparentemente innocuo, è quello del cyber-spionaggio. È venerdì sera quando Di Maio si arma di smartphone e twitta: "Se c'è rischio che soggetti spiano massime istituzioni dello Stato qual è livello di sicurezza che si garantisce alle imprese e cittadini?". Manca qualche articolo, si sa che Twitter consente solo 140 caratteri, ma per il mancato congiuntivo non c'è scusante.
La rete si scatena, lui evidentemente legge e ci riprova. Stavolta twitta: "Se c'è rischio che massime istituzioni dello Stato venissero spiate qual è livello di sicurezza che si garantisce alle imprese e cittadini?". E imbrocca il modo verbale ma non il tempo. Consecutio questa sconosciuta.
Terzo tentativo, questa volta su Facebook: "Se c'è il rischio che due soggetti spiassero le massime istituzioni dello Stato qual è il livello di sicurezza che si garantisce alle imprese italiane e ai
singoli cittadini? E quale sicurezza è garantita dall'impianto normativo che produce il Parlamento?"Ancora una volta, nonostante il passaggio dal passivo all'attivo, un errore. Per carità, sbagliare è umano. Ma perseverare...
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