La malagiustizia non si prescrive

La malagiustizia non si prescrive

La parabola della perversione della giustizia, nella sua astrazione rispetto alla realtà, anche istituzionale, è rappresentata dalla conferma da parte della Cassazione della prescrizione per Silvio Berlusconi, con riferimento al processo per la compravendita di senatori. Continuo a essere l'unico a ricordare che l'accusa era infondata, come dimostrano gli atti parlamentari e come sa bene Renato Schifani, allora capogruppo di Forza Italia al Senato. Per l'accusa, «Berlusconi fece avere all'allora senatore dell'Idv, Sergio De Gregorio, 3 milioni di euro per passare dal centrosinistra al centrodestra votando la sfiducia a Prodi. Una bugia assoluta e una accusa inesistente. Le cronache del tempo sono chiarissime, ma ignorate dai magistrati in tre gradi di giudizio: «Esultanza, si diceva nella Cdl e, insieme, i retroscena. È stato Schifani a telefonare stanotte a De Gregorio per chiedergli se fosse disponibile a diventare il loro candidato in commissione Difesa». Particolarmente eloquente, ma non nel processo, la posizione di Di Pietro: «Per il leader Idv la decisione di De Gregorio appartiene unicamente alla sua personale responsabilità politica, non essendo stato concordato alcun passaggio.

Così facendo il candidato si colloca fuori dalla nostra linea politica». Due anni dopo, e cioè nel 2008, la sua posizione era quella di parlamentare della opposizione, e conseguentemente, votò la sfiducia a Prodi, ma non fu il suo voto a far cadere il Governo.

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