Si è battuta il petto e ha recitato il mea culpa. Così la giudice della Corte d'Appello di Torino Paola Dezani ha chiesto scusa al popolo italiano - in nome del quale la giustizia è amministrata - e a una ragazza di 27 anni che quella giustizia non se la è vista riconoscere.
La storia, assurda, arriva da Alessandria, dove nel 1997 un uomo venne arrestato con l'accusa di aver ripetutamente violentato la figlia della convivente, all'epoca dei fatti di appena sette anni. Condannato in primo grado a dodici anni di carcere, l'uomo è stato prosciolto per sopraggiunta prescrizione. Dal momento delle violenze sono trascorsi vent'anni.
Anni volati via, o meglio sprecati. Ben nove ne sono trascorsi infatti in attesa che venisse fissato il processo di secondo grado. E così ieri mattina la giudice Dezani ha chiesto scusa a tutti per l'insopportabile lentezza di un sistema che non è più in grado di assicurare, letteralmente, la giustizia: "Questo - ha scandito in aula - è un caso in cui bisogna chiedere scusa al popolo italiano."
E con esso
alla bambina di allora, che oggi è una giovane donna e che nonostante fosse - e sia - parte offesa nel processo non ha voluto presentarsi in tribunale. "Voglio solo dimenticare", ha spiegato i giornalisti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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