La mamma della bimba tetraplegica per errore: "Sono schifata e furiosa"

Lo sfogo della mamma, dopo la richiesta delle assicurazioni di restituire parte del risarcimento

La mamma della bimba tetraplegica per errore: "Sono schifata e furiosa"

"Sono schifata. Sono arrabbiata". Questa la reazione della mamma di Eleonora, la bimba diventata tetraplegica a seguito di un errore in sala parto, alla richiesta delle assicurazioni dell'azienda sanitaria di farsi restituire parte del risarcimento.

La compagnia assicurativa aveva presentato istanza alla Corte d'Appello di Venezia per farsi ridare dalla famiglia della bambina parte del risarcimento che il tribunale di Rovigo aveva loro concesso. Una nuova perizia neurologica dimostrerebbe che l'aspettativa di vita di Eleonora sarebbe molto limitata, tra i 10 e i 20 anni: per questo, il risarcimento di 5 milioni di euro accordato alla famiglia andrebbe rivisto a ribasso.

A Storie Italiane, la mamma della bambina, che oggi ha 10 anni, non si capacita del fatto che c'è chi "si accanisce ancora sulla mia bambina. Dopo dieci anni di pene speravamo di aver raggiunto un obiettivo". E invece adesso, dopo il danno arriva anche la beffa: "Continuano a volerci far del male, solo per i soldi e senza rendersi conto di aver costretto mia figlia a una vita in gabbia". I soldi del risarcimento, attualmente non possono essere usati dalla famiglia di Eleonora, che in dieci anni non ha mai ricevuto nemmeno "una parola di pentimento da nessuno". E ora un medico, che non ha mai nemmeno visto la bambina, "non si può permettere di dire a mia figlia che potrà vivere non più di vent'anni. Mia figlia non è una vegetale, si fa capire, fa i biscotti con le maestre e canta con il suo papà. Ascolta e comprende tutto quello che le sta capitando attorno. Vivrà perché ha la forza e la voglia di vivere".

Ma il ricorso delle assicurazioni non è l'unico ostacolo che deve affrontare la famiglia di Eleonora. Infatti, nel 2013, nella cassetta della posta è stata imbucata una lettera di minaccia: "La pagherete cara", c'era scritto sul biglietto.

Il motivo della minaccia, per la donna è chiaro: "Dovevo andare a testimoniare nel penale. Avevano paura di quello che avrei potuto dire. Hanno paura di noi, pensano di intimorirci. Io non mi fermo davanti a nessuno. È un diritto mio e di mia figlia".

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