Caso Feltri, Giordano censurato. Lo accusano di incauta ospitata

Giordano racconta il procedimento disciplinare iniziato dall'Ordine dei giornalisti per l'ospitata di Feltri a Fuori dal coro dello scorso aprile

Caso Feltri, Giordano censurato. Lo accusano di incauta ospitata

Mario Giordano ora attacca per difendersi, per proteggere il suo lavoro e la sua libertà di espressione. Nell'articolo pubblicato oggi sul quotidiano La Verità svela di essere soggetto a un procedimento disciplinare da parte del Consiglio di disciplina dell'Ordine dei giornalisti per l'ormai nota ospitata di Vittorio Feltri nel programma Fuori dal coro, che Giordano conduce su Rete4. Il conduttore ed ex direttore è stato sanzionato proprio per aver dato spazio Feltri e per non essersi adeguatamente dissociato dalle sue parole.

"L'Ordine dei giornalisti che, in teoria, dovrebbe battersi per la libertà di espressione, in ogni sua forma e modalità, scende invece in campo per dispensare censure, mettendo il bavaglio a chi esce dal sentiero del politicamente corretto", scrive in attacco del suo pezzo Mario Giordano. Il motivo della sua rabbia, stavolta pacata e riflessiva e non prorompente come il suo stile di conduzione, lo spiega successivamente: "Il reato gravissimo che si configura, quasi una novità assoluta per il diritto internazionale, è quello di 'incauta ospitata'. Mentre lo scrivo rido per non piangere". Il punto cruciale per Mario Giordano è il principio per il quale, dal suo punto di vista, l'Ordine dei giornalisti "arrivi al paradosso di censurare un iscritto (nel caso me medesimo, per l'appunto) non per un suo pensiero ma per il pensiero di un altro". Il conduttore di Fuori dal coro non si tira indietro nella sua accusa e parla di censura, uno degli atti più gravi che possano essere compiuti nei confronti di un giornalista. Per di più, Giordano si sente censurato per aver dato la possibilità di espressione nel suo programma a un altro giornalista.

"L'Ordine dei giornalisti che censura un giornalista soltanto perché ha osato dare la parola a un altro giornalista (iscritto per anni all'Ordine dei giornalisti e direttore di molti giornalisti) è roba da chiamare subito l'ambulanza, sperando nella rapida riapertura dei manicomi", prosegue Mario Giordano, prima di contestualizzare la nascita del provvedimento nei suoi confronti. Il fatto "incriminato" è l'ospitata di Vittorio Feltri a Fuori dal coro lo scorso aprile, quando l'Italia era spaccata in due dalle polemiche tra nord e sud. "Vittorio si è lasciato scappare la frase contestata: 'Io non credo', ha detto, 'ai complessi di inferiorità, credo che i meridionali in molti casi siano inferiori'. In seguito ha spiegato che intendeva parlare della inferiorità economica, senza alcun riferimento, ovviamente, all'antropologia", ha spiegato Mario Giordano nel suo articolo.

Una frase indubbiamente forte, che come spesso accade è stata decontestualizzata e fatta rimbalzare sui social, dove è nato il caso. Numerose le polemiche, "tanto che io stesso mi sono affrettato a chiedere scusa in tutti i modi (con video sui social e con ripetuti messaggi in tv), nel caso qualcuno si fosse sentito offeso. In un mondo normale la vicenda si sarebbe chiusa qui. Capita a chi fa il nostro mestiere che una frase non esca bene o venga male interpretata, e che susciti reazioni che non immaginavamo". Invece, da come racconta Mario Giordano, la vicenda è proseguita "in questo clima da regimetto contro ogni voce dissenziente dal cloroformio unico (vedi legge Zan) si è pensato bene di approfittarne per dare una botta in testa a chi cerca di essere, almeno un po', fuori dal coro".

Mario Giordano, come giustamente un padrone di casa ha l'obbligo di fare, ha richiamato il suo ospite e se n'è dissociato: "Durante la trasmissione, quando Feltri ha pronunciato la famosa frase, io ho preso immediatamente le distanze. 'Mi fai arrabbiare i telespettatori', gli ho ripetuto due volte. E poi ho concluso: 'Questo non lo puoi dire'. Però per l'Ordine dei giornalisti la frase 'questo non lo puoi dire' non era una dissociazione abbastanza netta per il fatto che l'ho detto 'sorridendo' e 'ammiccando'. Giuro. Parole testuali della decisione di censura". A questo punto, il conduttore di Fuori dal coro si chiede in che modo l'Ordine avrebbe voluto che lui agisse: "Ma cosa avrei dovuto fare? Più che interromperlo con un 'questo non lo puoi dire'? Avrei dovuto sputargli in un occhio? Spaccare la telecamera? Insultarlo in diretta? Chiedere l'intervento dei caschi blu dell'Onu? Aspetto spiegazioni dalla prossima sentenza creativa".

C'è un altro passaggio del suo procedimento che Mario Giordano vuole rendere pubblico: "Durante il 'processo' (un'udienza simile a quella dei tribunali del popolo) uno dei pubblici accusatori mi ha chiesto se io, prima di invitarlo, sapevo che Feltri è un 'soggetto a rischio'. Domanda demenziale cui ho avuto il torto di rispondere con sincerità: Feltri non è un 'soggetto a rischio' ma esprime opinioni forti da sempre, è per questo che in tv funziona, è per questo che lo chiamiamo". Ma da quanto racconta il conduttore di Fuori dal coro, la sua sincerità, stavolta, non ha pagato: "Ovviamente hanno usato la mia sincerità come corda per impiccarmi. Chiaro, no? Sapendo che Feltri esprime opinioni forti non dovevo invitarlo. O, almeno, impedirgli di parlare. Dal che deduco l'idea di giornalismo che sorregge l'Ordine dei giornalisti: una minestrina riscaldata in cui tutti ripetano a pappagallo le parole d'ordine del politicamente corretto. Guai a uscire dal seminato. Guai ad andare controcorrente. Guai ad avere opinioni forti".

Mario Giordano, quindi, nel suo articolo difende Vittorio Feltri: "Feltri può piacere o no, e come ognuno di noi ha tanti pregi e pure qualche difetto. Ma accidenti: ha fondato giornali, li ha diretti con successo, ha segnato con i suoi titoli la storia del Paese e di questa professione, ha assunto e dato lavoro a centinaia di cronisti (compreso il sottoscritto). Possibile che l'Ordine dei giornalisti consideri una colpa invitarlo in tv?". La conclusione del conduttore di Fuori dal coro è amara: "Viviamo in un brutto clima e tu ne sei stato testimone, pagandolo più volte sulla tua pelle, direttamente. Una volta non era così. Una volta eravamo più liberi di parlare, di esprimerci, anche di sbagliare e chiedere scusa, senza avere i censori che ti condannano soltanto perché usi la parola 'zingaro' o 'clandestino'. O perché sostieni che per fare un figlio ci vogliono mamma e papà. O perché inviti qualcuno che non piace alla gente che piace. E mi fa orrore che l'Ordine dei giornalisti che dovrebbe tutelare la nostra libertà sia diventato invece un organo di questa orrenda censura".

Il conduttore si dice orgoglioso di essere un giornalista e di avere nel taschino sempre con sé quel tesserino bordeaux che ne certifica la professione. Un traguardo che si raggiunge con tanta fatica e sudore e di cui ogni giornalista va fiero. Mario Giordano da diversi anni svolge lavori d'inchiesta nel suo programma, uno di quelli di punta del palinsesto di Rete4.

I suoi giornalisti affrontano spesso situazioni di rischio e di pericolo, è capitato che venissero aggrediti, ma per loro il conduttore denuncia scarsa solidarietà: "In questi ultimi tempi molti dei ragazzi della mia trasmissione che vanno in giro a raccontare pezzi di realtà dimenticati da tutti sono stati aggrediti, minacciati, insultati. Mai una volta ho sentito una persona dell'Ordine spendere una parola per difenderli. Ora però scendono in campo per censurarmi per aver ospitato Feltri. E quel tesserino viene voglia di stracciarlo anche a me".

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