Martiri, gesuiti e ragazzini. Ecco chi sono i 35 nuovi santi

Canonizzate le vittime di due differenti massacri di cattolici nel Seicento

Martiri, gesuiti e ragazzini. Ecco chi sono i 35 nuovi santi

Papa Francesco ha canonizzato ieri 35 nuovi Santi. Si tratta, cioè, di personaggi già beatificati: la beatificazione comporta un culto solo locale, mentre la canonizzazione (che richiede un secondo miracolo ottenuto per intercessione del canonizzando) allarga il culto alla Chiesa universale. Si tratta di 30 brasiliani, tre messicani e due europei. Quelli latinoamericani sono tutti martiri. I tre messicani, uccisi tra il 1527 e il 1529, erano dei ragazzini battezzati che collaboravano coi primi missionari. Dell'antica, sanguinaria, religione degli aztechi sopravvivevano sacche qua e là. Clandestine, perché gli spagnoli l'avevano proibita. I tre ne scoprirono una, e questo costò loro la vita. Sono considerati i protomartiri (cioè, i primi) del Messico.

La parte del leone, in questo triste elenco, la fanno i brasiliani, il cui martirio collettivo risale al XVII secolo e avvenne per mano dei calvinisti olandesi. L'immenso territorio del Brasile era toccato all'impero coloniale portoghese quando il papa Alessandro VI (sì, proprio lui, il Borgia), richiesto dalle due potenze cattoliche, col suo arbitrato internazionale aveva diviso le terre da scoprire oltre l'Atlantico tra i portoghesi e gli spagnoli. A patto che si facessero carico dell'evangelizzazione degli indios. Il Papa tracciò sulla carta geografica una lunga linea longitudinale, la «Raja»: di là Spagna, di qua Portogallo. E i rispettivi monarchi erano stati ai patti, inviando e sostenendo i missionari. Andrés de Soveral era uno di questi. Ed era brasiliano, essendo nato nel 1572 a São Vicente. Nel 1593 si era fatto gesuita e, siccome aveva imparato la lingua tupi, fu mandato tra gli indios del selvaggio Nordeste. Giunse al Rio Grande do Norte nel 1606 e nel 1614 era già parroco a Cunhaú, centro importante per la produzione di canna da zucchero. Solo che quel commercio faceva gola anche agli olandesi, calvinisti, che nel 1630 sbarcarono a Pernambuco e presero a invadere la regione manu militari. Nel 1645, era domenica, attaccarono Cunhaú, circondarono la chiesa dov'era radunata la gente per la messa e trucidarono tutti, l'anziano Soveral per primo. Qualche mese dopo toccò al gesuita Ambrosio Francisco Ferro, nato nelle Azzorre. Era parroco a Natal quando gli olandesi attaccarono. Sapendo che cosa era successo a Cunhaú, l'unica soluzione era scappare. Il gesuita guidò la fuga degli abitanti nella foresta, ma il gruppo venne intercettato e portato sul Rio Uruaçu. Qui i calvinisti chiesero loro di rinnegare il cattolicesimo in cambio della vita. Al rifiuto, procedettero al massacro. Nei due eccidî perirono oltre cento sventurati, tra cui anche donne e bambini. Nessun indio, erano brasiliani discendenti da portoghesi, qualche spagnolo e qualche francese. Tra loro giudici, proprietari terrieri, amministratori comunali, semplici contadini, operai e pescatori. Con mogli e figli.

I cadaveri vennero depredati degli oggetti preziosi. Tutti sono stati considerati i protomartiri del Brasile. Nell'anno 2000 il papa Giovanni Paolo II ne dichiarò Beati solo 35, quelli di cui era stato possibile ricostruire almeno l'identità.

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