Sesso, bugie e videogame. Così Elly rimpiazza Marx

Nel suo libro, Schlein archivia la lotta di classe in nome dei diritti di genere e dell'ambientalismo

Sesso, bugie e videogame. Così Elly rimpiazza Marx
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Elly Schlein è il punto finale dell'evoluzione o involuzione della sinistra, dipende dai punti di vista, come dimostra il suo libro L'imprevista. Un'altra visione del futuro (con Susanna Turco; Feltrinelli). Gli eredi del comunismo, con questa segretaria, compiono la definitiva transizione da partito dei lavoratori a partito dei diritti (Pd). La sinistra ha rinunciato a proporre un'altra visione dell'economia e ha archiviato la lotta di classe. Non mette più in discussione il modello di sviluppo, al massimo pensa a una redistribuzione più onerosa per i «ricchi» e a un'occupazione «dignitosa». In sostanza, ha rinunciato alla rivoluzione per fare la rivoluzione in camera da letto, come aveva predetto Augusto Del Noce. Abbandonato il marxismo, l'ideologia ufficiale è diventata quella woke, cioè una miscela di politicamente corretto, multiculturalismo, femminismo, ambientalismo. Per questo il titolo del libro suona poco azzeccato: non c'è niente di «imprevisto» in Schlein e tanto meno «un'altra visione».

La parte autobiografica o, meglio, autoagiografica spiega alla perfezione chi è il nuovo elettore del Partito democratico. Elly è figlia di accademici, laureata in giurisprudenza, militante nella Sinistra universitaria, appassionata di cinema, attenta alle battaglie green e Lgbtqia+, attivista pro immigrazione, volontaria nella campagna elettorale di Barack Obama. Dettaglio importante: vince le primarie del Pd grazie al voto dei non iscritti. Il momento di svolta arriva alla chiusura della campagna elettorale del 2022 quando dice a Piazza del Popolo, facendo il verso a Giorgia Meloni: «Sono una donna, amo un'altra donna, non sono una madre, ma non per questo sono meno donna». Boato della folla. Non mancano le consuete lamentele sulla destra cattivissima che demonizza l'avversario. La lezione arriva dalla parte politica abituata a dare del «fascista» a chiunque stia a destra. Altri fatti «notevoli» nella vita privata. A Elly Schlein piace mangiare i panini degli autogrill, le lasagne, le patate al forno, canticchiare le canzoni che passa la radio, guardare Sanremo commentandolo con le amiche su Facebook minuto per minuto, passare la notte con i videogiochi, giocare a Trivial, mettere i dischi nelle notti vintage, suonare la chitarra, buttarsi nella neve fresca, ballare al gay pride. In sintesi: «Sono una gamer, una nerd degli anni Novanta».

Tutto il resto è propaganda: «Noi dobbiamo essere la forza che non soffia su quelle paure, ma prende per mano le persone e cerca di indicare una via d'uscita, fa emergere la speranza di un futuro migliore, guida le trasformazioni per evitare che si abbattano sulle fasce più fragili».

Conclusione: tutto bene, modestamente, «siamo sulla strada giusta».

Sì, per liquidare la sinistra del lavoro e dell'emancipazione dal bisogno, da non confondersi, come fa Elly, con misure assistenziali (quando non clientelari) come il reddito minimo o di cittadinanza. Sparisce così una tradizione politica contestabile, detestabile e perfino criminale, ma almeno grandiosa nelle premesse e rigorosa, anche troppo, nell'approccio. Con Schlein siamo al piccolo cabotaggio.

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