Mascherine false in Parlamento. E il caso finisce in procura

L'azienda incaricata della fornitura delle mascherine ha prima spedito gli ordini senza certificazione e successivamente ha inviato i certificati di mascherine diverse da quelle consegnate alla Camera dei Deputati. Inchiesta della Procura di Roma

Mascherine false in Parlamento. E il caso finisce in procura

Non solo comuni cittadini hanno avuto a che fare nel corso di questo difficile tempo segnato dall’emergenza Covid-19 con mascherine non a norma vendute come se, invece, lo fossero. Si è saputo che di recente anche gli onorevoli che siedono alla Camera dei Deputati si sarebbero ritrovati ad affrontare problemi simili legati ai dispositivi di protezione individuale. Imprevisti, su cui si indaga la Procura di Roma, non di poco conto ma potenzialmente pericolosi per la salute di chi dovrebbe indossare tali strumenti.

Una denuncia a firma di Guglielmo Romano, vice segretario generale della Camera, ha sollevato la questione su una partita di mascherine Ffp2, ordinata in tre tranche, che si sarebbe rivelata non a norma. Dubbi che, come sostiene il Messaggero, non sono stati del tutto chiariti da parte dell'azienda incaricata della fornitura. L’opacità che avvolge l’intera vicenda ha quindi spinto i vertici di Montecitorio a denunciare il tutto al commissariato di polizia della Camera dei Deputati.

La richiesta di forniture per Montecitorio ammonta a circa 20mila mascherine. Il primo acquisto è datato 4 novembre 2020 con un primo lotto composto da 5.500 pezzi al prezzo di 0,92 euro più Iva per ciascuna Ffp2. Il 10 dello stesso mese parte il secondo ordinativo: circa 12mila nuove unità. Ma la richiesta di forniture per la Camera dei Deputati continua. Sempre alla stessa società il 2 dicembre vengono richiesti ulteriori 4mila dispositivi di protezione individuale. Una bella spesa. L'intera somma viene liquidata dalla tesoreria della Camera tra il dicembre del 2020 e il gennaio 2021. Eppure, nonostante la celerità del pagamento le Ffp2 non arrivano immediatamente.

Solo l’8 marzo di quest’anno vengono recapitati i primi pacchi. Ma qualcosa nella consegna non va. I dpi non sono confezionati come richiesto ma sono divisi in pacchi per un numero superiore a quanto precisato nella bolla d'accompagnamento. Un problema, certo, ma relativamente di poco conto se si considera che nell’esaminare il tutto si scopre che manca un elemento importante: il certificato che comprovi la regolarità e la qualità delle Ffp2. Questione non proprio secondaria. Perché se la mascherina non ha capacità di filtraggio serve praticamente a nulla. Per capire cosa stesse accadendo viene inviata una email alla società fornitrice con la richiesta di inviare la documentazione al più presto. Anche perché i dpi servono e devono essere distribuiti nel più breve tempo possibile. La missiva riceve una risposta. Però per nulla convincente. Vengono sì inviati i certificati ma di altre mascherine e non di quelle consegnate alla Camera.

Romano e il suo entourage hanno subito presentato una denuncia nel commissariato di polizia della stessa Camera. Un errore, un malinteso o altro? L’inchiesta ora è finita nelle mani della Procura di Roma che dovrà fare luce sul caso.

Sulla questione c’è al momento una sola certezza: il danno provocato alla Camera. Le circa 20mila mascherine sono state pagate con i soldi pubblici ma non possono essere ancora utilizzate iin quanto si è in attesa di capire se davvero sono conformi alle norme.

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