La massa di terra mai monitorata: così ha provocato il crollo sull'A6

Nei mesi scorsi si stava pensando di installare un sistema di monitoraggio satellitare: "Quel viadotto, oggi, non lo avremmo mai costruito così"

La massa di terra mai monitorata: così ha provocato il crollo sull'A6

Molte zone dell'Italia continuano a essere martoriate dal dissesto idrogeologico. Nella giornata di ieri, domenica 24 novembre, una frana staccatasi dalla montagna ha travolto l'impalcato provocando il crollo di circa 40 metri del viadotto sull'autostrada A6 che collega Torino a Savona. L'ipotesi era stata confermata subito anche dal governatore della Regione Liguria Giovanni Toti: "Appare chiarissimo sia stato un costone franoso a travolgere la campata del viadotto trascinando via primi i pilastri e poi ovviamente la soletta". Il cumulo di massi e detriti si sarebbe staccato da via Nostra signora del monte: una vecchia frana che non fa parte di quelle monitorate sistematicamente poiché non rientra in quelle considerate pericolose. Ma che, come dimostrano le mappe satellitari dei geologi, esiste.

Il crollo

I fenomeni atmosferici violenti che si stanno abbattendo su tutto il Nord hanno riattivato il movimento franoso che si era stabilizzato. Ma l'A6 ha una storia tutta sua: fu inaugurata nel 1960 a tre corsie ma successivamente venne ridotta dai numerosi incidenti, spingendo così la magistratura a chiuderne un tratto negli anni Ottanta poiché pericoloso.

Come riportato da La Stampa, Andrea Lazzari ha spiegato: "I versanti che costeggiano l'autostrada possono presentare una certa instabilità in conseguenza di precipitazioni intense e prolungate". Il geologo negli ultimi anni ha condotto degli studi approfonditi sull'area in questione: si è detto perciò sicuro sul fatto che "avrebbe bisogno di verifiche e studi appropriati dato il forte abbandono del territorio". La struttura è stata assolta anche da Paolo Costa, vicepresidente dell'Ordine degli ingegneri di Genova, che ha ribadito come il problema sia rappresentato dal versante: "È stata sottoposta una forza spaventosa, non poteva far altro che crollare. Quel viadotto, oggi, non lo avremmo mai costruito così". Come invece è stato fatto, sotto la montagna.

Un campanello d'allarme c'era stato, ma è rimasto sempre tale: nei mesi scorsi si stava valutando la stabilità dei versanti, uno studio da poche migliaia di euro che però non ha ancora avuto l'ok. Nello specifico si sarebbe trattato di installare un sistema di monitoraggio satellitare che avrebbe avuto il compito di far capire se lungo quel tratto di autostrada vi fossero dei punti pericolosi.

Intanto però i numeri restano chiari: nel 2017 l'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Cnr ha censito i

disastri naturali nel Nord Italia dal 2005 al 2016: una media di uno ogni due giorni, per un totale di 2125 eventi, di cui 413 in Liguria; si conta un evento ogni 13 chilometri quadrati.

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