"Matteo alzati" e parte blitz, ma il covo è vuoto: l'ultimo mistero di Messina Denaro

Da quel blitz andato a vuoto scaturirono le indagini del "Mafiabet". Del boss di Cosa Nostra ancora nessuna traccia

"Matteo alzati" e parte blitz, ma il covo è vuoto: l'ultimo mistero di Messina Denaro

"Matteo susiti". Cioè alzati. Era il 24 marzo del 2016 quando i carabinieri intercettarono quelle parole, grazie alle microspie piazzate nell'auto di un uomo che si trovava nelle campagne di Campobello di Mazara, in provincia di Trapani. Quell'uomo era Francesco Catalanotto, uno dei tre imprenditori arrestati nel blitz "Mafiabet" di ieri, accusato di usare i soldi delle scommesse online per finanziare la latitanza del boss di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro.

Quel 24 marzo del 2016, i carabinieri erano convinti che quel "susiti" fosse rivolto proprio alla primula rossa di Cosa Nostra e si precipitano nel casolare segnalato dalla posizione gps. Ma di Messina Denaro nessuna traccia. Il blitz andò a vuoto, ma fu proprio da lì che scaturirono le indagini che hanno portato ieri all'arresto di Catalanotto, di Calogero John Luppino (proprietario di quel casolare) e di Salvatore Giorgi, più volte consigliere comunale e assessore.

Ma intanto, nonostante i

continui arresti e le indagini a ritmo serrato di polizia e carabinieri, il boss che ha provato a ricostruire La Cupola e che conosce tutti i segreti delle più note stragi di Mafia, resta ancora un fantasma.

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