Meno negozi, più internet: gli italiani chiusi in casa scoprono il carrello smart

Sempre più italiani preferiscono acquistare prodotti alimentari online. Con l'incedere della pandemia, il fatturato delle vendite internet per il settore food ha registrato picchi vertiginosi

Meno negozi, più internet: gli italiani chiusi in casa scoprono il carrello smart

La spesa in epoca Covid diventa smart. È quanto emerge dal report Digital Food Strategy di Casaleggio e Associati secondo cui sempre più italiani preferiscono fare acquisti di generi alimentari su internet piuttosto che comperare prodotti nei tradizionali minimarket, o anche grossi ipermercarti, in prossimità della propria abitazione. In conseguenza del recentissimo trend, le aziende operanti nell'alimentare stanno opzionando per modelli di business alternativi investendo, sempre più, nei canali online e negozi e-commerce. Un cambio di rotta che si è reso necessario a fronte della nuova domanda e che sta mettendo a dura prova il settore della logistica legata al food.

Acquisti online in aumento

La ricerca, presentata nel corso di un evento digital a Milano, ha analizzato i dati relativi alle vendite online del 2019 del settore alimentare che registrano una crescita del 19%. Secondo le stime di inizio anno, escludendo il delivery e i pasti pronti, il Food & Beverages online nel 2020 in Italia avrebbe dovuto raggiungere quota 653 milioni di dollari, con un incremento del 9,8% sul 2019. Le stime più recenti, che invece considerano l’impatto del Covid, hanno aggiornato questa cifra a 697 milioni di dollari. E nel 2024 si prevede che il settore raggiunga i 1.013 milioni di dollari, con una penetrazione in termini di acquirenti del 20,8% (6,6% in più rispetto al 2020). I numeri del primo semestre 2020 rilevano che l'incursione del Coronaviius ha inciso in modo determinante sull’evoluzione della presenza ''in rete'' del settore alimentare italiano con un incremento di oltre 2 milioni di clienti online da gennaio a settembre 2020. “Il 2020 è l’anno in cui l’intero settore alimentare ha subito un’accelerazione nel futuro, in pochi mesi c’è stato un salto in avanti di almeno 5 anni – spiega Davide Casaleggio, Presidente di Casaleggio Associati –I canali online hanno ricevuto una domanda fino a 30 volte superiore creando molti spazi anche per nuovi operatori. Si tratta di un processo irreversibile destinato a crescere e a rafforzarsi nel tempo. Chi saprà stare al passo con questo cambiamento rimarrà sul mercato, chi invece si affiderà ai canali tradizionali rischierà di soccombere e sparire”.

In sofferenza il settore della logistica food

Se da un lato si registra un incremento redditizio di vendite online per i generi alimentari, è anche vero che il settore della logistica legato al food è stato messo a dura prova dovendo far fronte ad un aumento della domanda con picchi anche del 300-400%. “L’agroalimentare italiano è il primo settore industriale italiano e vale 538 miliardi di euro, il 25% del PIL, con3,8 milioni di occupati in circa 70.934 aziende- continua Casaleggio – Si tratta di imprese molto frammentate delle quali hanno meno di 10 dipendenti. In questi ultimi mesi sia i grandi brand che i piccoli produttori si sono accorti dell’importanza di creare una relazione digitale diretta con il cliente. Con i negozi chiusi la rete è stato l’unico contatto con l’esterno e chi lo ha capito per primo ha sofferto meno. La pandemia ha dato una grande accelerazioned e digitalizzazione del settore alimentare portando la creazione o l’ottimizzazione degli e-commerce ma ha anche messo in evidenza la frammentazione del settore e le grandi differenze tra prodotti per ognuno dei quali si impone una riflessione rispetto alla vendita in rete”.

La presenza online e il ruolo dei food influencer

Analizzando un campione di circa 125 tra i più noti produttori e marchi italiani la ricerca evidenzia che solo il 30% dispone di uno shop online integrato all’interno del sito proprietario, il 2% ha uno shop sul sito ma per l’acquisto rimanda poi ad un marketplace o a un sito terzo, mentre il 68% dispone solo di un sito vetrina (si possono visionare i prodotti ma non acquistarli). “Per le aziende del Food la presenza online non è più una scelta – continua Casaleggio – ma una richiesta che arriva dal consumatore. Il cliente finale vuole una relazione diretta con il brand, conoscere la filiera produttiva ed è sempre più attento a quello che consuma.” La presenza online impone anche una strategia di comunicazione forte che ha visto crescere la presenza in rete dei cosiddetti food influencer.

Nel 2019 il 25% degli utenti ha acquistato prodotti promossi direttamente da influencer mentre il 74% dopo un po’. Il 24 acquista tramite sito di brand, mentre il 45% sui marketplace e il 10% in store. ll food è il settore che investe di più e tra maggio e agosto 2020 le interazioni con gli influencer sono aumentate del 32%.

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