Spesso vengono sfruttati per anni, senza che nessuno intervenga, costretti a sgobbare per più di otto ore al giorno, sotto il sole cocente, nei campi di frutta del Piemonte. Molte volte non hanno un contratto e se questo viene firmato quasi sempre non è rispettato dai datori di lavoro. Addirittura, la discriminazione è legata al colore della pelle: i neri hanno una paga inferiore ai bianchi, un euro in meno che a fine mese pesa nelle tasche dei lavoratori. Succede nelle province di Torino e Cuneo, dove il caporalato la fa da padrone. Nelle campagne piemontesi si lavora per molte ore al giorno nei frutteti e i diritti dei braccianti quasi sempre non vengono rispettati. La denuncia arriva dal sindacato Flai Cgil, che ha avviato un progetto sperimentale per l'emersione del lavoro in nero.
Il contatto è diretto. Per acquisire la fiducia dei braccianti, vengono regalati cappelli, maglie e bottiglie d’acqua. Sull’etichetta c’è il numero di telefono del sindacato e l’invito è a rivolgersi all’organizzazione se ci sono problemi o soprusi. Sono in molti ad essere reticenti, ma qualcuno conserva gelosamente la bottiglina d’acqua, altri si sfogano subito. “Questa è un’attività di emersione – ha dichiarato al quotidiano La Stampa il segretario generale della Flai Cgil Piemonte Denis Vavr –è il nostro modo di fare sindacato incontrando i lavoratori per far conoscere i loro diritti”. Spesso questi diritti sono calpestati da datori di lavoro che sfruttano i loro operai trattandoli anche in malo modo. Oltre le discriminazioni sul pagamento c’è anche di peggio. Un giovane nigeriano ha raccontato di essere stato assunto con un contratto di 20 ore settimanali, ma di lavorare il doppio del tempo.
Spesso le buste paga non vengono date ai lavoratori, i quali sono costretti a nascondersi quando ci sono ispezioni nelle loro aziende agricole. Se per qualche motivo vengono scoperti scatta la ritorsione, con punizioni anche corporali. Ecco perché molte volte i braccianti non hanno il coraggio di denunciare; da un lato la preoccupazione di perdere il lavoro, dall’altro la paura di essere malmenati. Per fortuna, però, non tutte le situazioni sono uguali. I sindacalisti si sono imbattuti anche in operai che hanno raccontato di essere trattati bene.
Certo lo stipendio non è dei migliori per nessuno, ma hanno un regolare contratto e vengono pagati con puntualità. C’è chi lavora da decenni per la stessa azienda e non ha nessuna intenzione di cambiare.
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