"Mentono a tutti", l'ombra sulle lettere di Bossetti

Secondo un ex detective della polizia di New York, i serial killer racconterebbero crimini inconfessabili nelle lettere inviati agli sconosciuti. Ma è davvero così? Ne abbiamo parlato con la criminologa Ursula Franco

"Mentono a tutti", l'ombra sulle lettere di Bossetti

In un articolo recente pubblicato sul NewYork Post una coppia di coniugi americani, i Dickstein, ha rivelato di aver intrattenuto per anni una fitta corrispondenza epistolare con alcuni dei più efferati criminali nella storia degli Stati Uniti: da John Wayne Gacy a Richard Ramirez, da Ted Bundy a "l'angelo della morte" Karla Faye Tucker. Secondo l'ex detective della polizia di New York Rob Cea, le lettere di cui sono in possesso i Dickstein vanterebbero un requisito di sorprendente autenticità, quasi fossero delle sorta di "confessioni inedite" dei serial killer. "Questi assassini mentono a tutti - ha dichiarato Cea al quotidiano statunitense - Mentono agli psicologi, ai giornalisti, ai loro stessi avvocati. Quindi è straordinario vedere come abbassano la guardia in queste lettere. Alcuni di loro hanno raccontato di crimini che non avevano mai ammesso prima”. Ma è davvero così?

In Italia la storia di Angelo Izzo, uno dei tre autori del Massacro del Circeo, ha fatto scuola. Passato alle cronache nostrane come "Mostro", nel 2004 Izzo riuscì a guadagnare la libertà millantando un ravvedimento che poi, una volta fuori dalle mura carcerarie, si rivelò del tutto mendace: tornò a uccidere. "I serial killer mentono a tutti, fingono di avere dei sentimenti per un proprio tornaconto", spiega a IlGiornale.it la criminologa Ursula Franco, che si occupa di analisi del linguaggio ed è un'allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis.

Perché un serial killer decide di intraprendere una corrispondenza con uno sconosciuto?

"Per continuare a manipolare il proprio prossimo e per trarre piacere dal rivivere attraverso la scrittura gli omicidi commessi o per trarre piacere dal racconto di 'imprese omicidiarie fantastiche'.”

La scrittura epistolare può essere considerata una "via di fuga invisibile" alla condizione di recluso?

"È una 'via di fuga invisibile' per ogni recluso, per il serial killer però la principale 'via di fuga invisibile' è, sin dalla giovane età, la fantasia".

Le lettere dal carcere sono più autentiche dei memoriali dal carcere?

"Escludo che le lettere scritte risultino più autentiche - nei contenuti - di eventuali memoriali redatti in carcere".

Angelo Izzo è riuscito a ingannare fior fior di esperti ottenendo la scarcerazione. Può profilarlo?

"Angelo Izzo è un cosiddetto Mostro, un lust murderer ovvero un omicida seriale per lussuria sessualmente incompetente, un sexual sadistic, un sociopatico privo di coscienza morale, un manipolatore. Soggetti come lui ottengono la loro gratificazione sessuale, non da atti sessuali veri e propri ma dall’umiliare, torturate e infine uccidere un altro essere umano. Izzo non ha di certo ingannato il mio maestro, lo psichiatra Francesco Bruno che su di lui così si espresse: "Izzo è un ragazzo disturbato ed emarginato all’interno stesso del suo micro-ambiente. La sua personalità è quella di un uomo pauroso, sessualmente incompetente, con pulsioni omosessuali e di disprezzo e d’angoscia verso le donne, che compensa le sue inferiorità con il pensiero. Quando questo succede in un soggetto come Izzo, con gravi problemi dissociativi e di aggressività, il delitto può esplodere in ogni momento e per ogni occasione'".

Dato per certo che i serial killer siano soggetti incapaci di provare empatia, com' è possibile che riescano a intrattenere una relazione affettiva con un perfetto sconosciuto?

"I serial killer sono incapaci di stabilire legami emozionali con gli altri esseri umani, fingono di avere dei sentimenti, 'registrano' le emozioni manifestate da chi li circonda per poi riproporle all’occorrenza per un proprio tornaconto".

Mentono a tutti tranne che agli "amici di penna". Perché?

"Mentono a tutti, anche agli 'amici di penna'".

Richard Ramirez è passato alla storia come uno dei più efferati criminali. Eppure di lui si dice che fosse molto "friendly". Non è un terrificante paradosso?

"Il suo essere 'friendly' non confligge con il fatto che fosse capace di uccidere a sangue freddo. Ted Bundy era 'charming'. Molti serial killer hanno caratteristiche che li hanno aiutati a commettere gli omicidi di cui si sono macchiati".

I criminali gettano mai la maschera per davvero?

"No. Invito i suoi lettori a far caso al 'ghigno' stampato sul volto di sociopatici quali Fabio Savi, Ted Bundy, Andrei Chikatilo, David Berkowitz, Charles Manson, John Wayne Gacy, Anders Behring Breivik, Jared Lugner, Aileen Wuornos, Rodney James Alcala e all’assenza di reazioni da parte loro nel momento in cui i familiari delle vittime gli si sono rivolti durante i processi a loro carico".

Anche Massimo Bossetti è solito scrivere lettere dal carcere in cui si proclama innocente. Può rientrare nella categoria dei casi citati?

"Sì, Bossetti è un bugiardo

patologico, un manipolatore, un serial killer in fieri, un lust murderer, un sexual sadistic. E il fatto che abbia agito su Yara solo atti sessuali sostitutivi ci permette di inferire che soffra di un certo grado di impotenza".

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