"Sull'orlo del precipizio", la disperazione di Bossetti in carcere

Massimo Bossetti racconta la sua disperazione dopo che ai suoi legali è stata negata la possibilità di accedere ai reperti secondari del processo

 "Sull'orlo del precipizio", la disperazione di Bossetti in carcere

"Mi sento non considerato, ignorato e calpestato". Comincia così la lettera che Massimo Bossetti ha inviato alla trasmissione "Iceberg", in onda su telelombardia, dopo aver appreso la decisione della Corte D’Assise di Bergamo che ha negato ai suoi legali la possibilità di visionare i reperti di "secondaria importanza" relativi al procedimento giudiziario per il delitto di Yara Gambirasio. "Qualcuno – continua il muratore di Mapello –si interfacciasse e mi spiegasse come io mi possa difendere se non mi vengono date le giuste cause per poterlo fare, a maggior ragione chiudendomi sempre più tutte le possibili porte".

La lettera di Bossetti

Una condanna all'ergastolo non è bastata per scrivere la parola "fine" sul drammatico caso dell'omicidio di Yara. E non è servita neanche ad acchetare Massimo Bossetti che, dal lontano 2011, continua a professarsi innocente. Oggi, forse, anche più di ieri. Così, dal carcere di Bollate in cui è recluso dopo aver incassato la pena definitiva, il 51enne ribadisce - per l'ennesima volta - la sua estraneità alla vicenda.

"Mi sento non considerato, ignorato e calpestato. - scrive - Vorrei tanto che qualcuno si interfacciasse e mi spiegasse come io mi possa difendere se non mi vengono date le giuste cause per poterlo fare, a maggior ragione chiudendomi sempre più tutte le possibili porte. In tutto questo tempo non ho mai preteso né voluto essere assolto, ma ho sempre a gran voce gridato a tutti che mi venisse data la ripetizione di quel benedetto esame scientifico. Affinché con certezza assoluta io possa garantire l’esatto contrario di quanto vergognosamente continuano a volermi ingiustamente attribuire".

L'appello

Attraverso le pagini del settimanale Oggi, i suoi legali hanno annunciato che denunceranno i magistrati di Bergamo per "depistaggio" delle indagini. E Bossetti rincara la dose: "Questa giustizia non solo mi ha completamente rovinato la vita, - mette nero su bianco -ma mi ha pure strappato e portato via quasi tutto di caro mi tenevo al mio fianco, E’ come se mi trovassi in cima sull’orlo di un precipizio che non mi da nessuna certezza su quale strada io debba imboccare nel percorrere per evitare questa mia lunga agonia ma soprattutto per togliere le sofferenze dei miei cari. Nonostante tutto dovendo assorbire colpo su colpo, continuo con la speranza che mi venga concessa la ripetizione di un esame scientifico".

Poi una chiosa che la dice lunga sulle sue intenzioni: "Non è mia intenzione nel volermi arrendere, ne desistere un solo attimo, gridando con tutto il fiato che ancora mi rimane. Per la semplice ragione che in me sussiste la consapevolezza di essere innocente".

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