Mercato dello spaccio stroncato a Foggia: quattro arresti

Gli indagati comunicavano fra di loro attraverso un linguaggio criptico e si dedicavano alla coltivazioni di piantagioni di marijuana

Mercato dello spaccio stroncato a Foggia: quattro arresti

Il 6 aprile scorso il GIP del Tribunale di Foggia ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Giuseppe Bruno, classe 1966 e pregiudicato, di Abdelaziz Fautouchi marocchino 43enne, di Antonio De Lillo, classe 1955 e di Antonio Cetta, classe 1962, colpevoli di aver dato vita ad un vero e proprio mercato dello spaccio e indiziati a vario titolo di produzione e detenzione di stupefacente in concorso. Bruno anche di detenzione di arma clandestina. Sviluppatasi nell'arco temporale compreso fra gli anni 2016 e 2017, l'attività di indagine si è basata su intercettazioni telefoniche ed ambientali e sistemi di videoriprese. Questi ultimi hanno permesso di acquisire filmati sia nei pressi del caseificio "Cuccinella" sulla Statale 16, sia presso un autoparco di via Lucera dove Bruno possedeva box in affitto adibiti a luoghi di incontro per gli indagati. Il 30 agosto 2016 da un'intercettazione è emerso che i responsabili, comunicando fra loro attraverso un linguaggio criptico ("due cassette di pomodori") erano impegnati in una lucrosa coltivazione di piantagioni di marjuana.

In quell'occasione essi fissarono un appuntamento in una cantina di De Lillo e qui furono raggiunti dal pregiudicato Antonio Vodola, 60 anni e dall'incensurato Angelo D'Agnone, 40 anni. Prima di entrare all'interno del suo fondo, De Lillo occultò la droga nei pressi del muro di cinta. I militari appostati fermarono D'Agnone e rinvenirono nella sua automobile un involucro di marjuana per un peso complessivo di 1 chilo. Le perquisizioni portarono poi alla luce anche tre grandi buste occultate dietro una siepe e contenenti 14 confezioni di marjuana pari a 72.664 dosi.

L'attività investigativa consentì individuazione di Bruno, di Cetta e di Fautouchi quali responsabili del mercato dello spaccio e quali coltivatori di due estese piantagioni di marjuana, di cui una composta da 905 piante di altezza pari a 50 centimetri e l'altra formata da 127 piante alte 120 centimetri. I vegetali erano custoditi all'interno di una struttura in metallo coperta da teli in plastica con relativi sistemi di irrigazione.

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