Mes e ripresa, basta tabù nel centrodestra

Caro Direttore, le analisi internazionali ci dicono che saremo tra i più lenti a superare la crisi Covid e tra i più danneggiati dalla medesima, prospettando all'Italia un tunnel recessivo addirittura peggiore di quello del 2009

Mes e ripresa, basta tabù nel centrodestra

Caro Direttore,

le analisi internazionali ci dicono che saremo tra i più lenti a superare la crisi Covid e tra i più danneggiati dalla medesima, prospettando all'Italia un tunnel recessivo addirittura peggiore di quello del 2009. Ma quelle analisi non segnano necessariamente un destino. Ci dicono che «sic stantibus rebus» ne usciremo così: sta a noi determinare uno strappo rispetto ai fattori di continuità che ci condannano, a cominciare dalla debolezza politica di un governo incapace di produrre scelte condivise sia all'interno sia all'esterno della maggioranza. Ci serve decisione. Ci serve coraggio. Ci serve il superamento degli interdetti ideologici di tutte le parti in causa.

L'elenco di questi tabù è presto fatto. Reddito di cittadinanza: lo abbiamo combattuto, ma per uscire dall'emergenza servirà una forma di sostegno flessibile ai singoli e alle famiglie rimaste senza mezzi di sostentamento, o con redditi fortemente ridotti: non basteranno elargizioni occasionali come i 600 euro. Bisogna rivalutare questo tipo di intervento, adeguarlo alla nuova situazione, dargli diversi contenuti, non ultimo l'impiego dei beneficiari nelle attività di sostegno sociale che saranno necessarie per gli anziani e le categorie a rischio. I voucher: l'emergenza ci ha insegnato quanto siano importanti i lavori «dimenticati» dalla contrattualizzazione ordinaria, dai rider ai braccianti agricoli. Vanno pagati meglio, vanno garantiti meglio, e la reintroduzione di un sistema di voucher rivisto e corretto è lo strumento principe per farlo: lo si ammetta, si cancelli l'antica pregiudiziale contro questo strumento. Il Mes, anzi il nuovo Covid-Mes proposto dall'Europa: è una pioggia di miliardi a tassi inferiori a quelli di mercato che ci consentirebbe di ridisegnare e aggiornare il sistema sanitario italiano, fornendo risorse per una riforma altrimenti impossibile, per un'imponente tornata di assunzioni, per il miglioramento dei salari di tutti i soggetti della sanità (che a migliaia fuggono all'estero per la «tirchieria» dei trattamenti italiani). L'elenco è infinito. Il numero chiuso a medicina e biologia va ripensato. Ripensati i corsi infermieristici elargiti col contagocce, il calvario degli apprendistati, il precariato dilagante nel settore. A sinistra deve cadere il tabù ideologico che ha ostracizzato ogni forma di semplificazione burocratica con l'alibi degli «italiani imbroglioni». La destra e il M5S devono rinunciare alla mistica autarchica del «facciamo da soli» e riconsiderare il rapporto con l'Europa per quel che offre oggi e non in base ai giudizi (o pregiudizi) di ieri.

Servono, insomma, atti di discontinuità. Se «niente sarà come prima» non possiamo essere «come prima» neanche noi, decisori politici in una fase che può salvare il Paese dai suoi vecchi vizi o, al contrario, condannarlo a un declino più rapido di quello da chiunque immaginato. Forza Italia sta facendo la sua parte.

Le parole di Silvio Berlusconi sul Mes rappresentano un segnale importante e un esempio che altri dovrebbero seguire sulla strada della rinuncia ai tabù. Vedremo chi avrà il temperamento e il coraggio di aprire nuove strade e chi resterà attaccato alla zattera dell'esistente a costo di vederla affondare.

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