Suona quasi preoccupato il segretario di Stato americano John Kerry, quando dice che se ci facciamo spaventare dai flussi migratori oggi, allora non riusciremo a sostenerli in futuro, quando le condizioni peggioreranno. È il cambiamento climatico il nemico di cui ha più paura il braccio destro di Obama.
"Voi pensate che le migrazioni oggi sono una sfida per l'Europa a causa dell'estremismo - mette in guardia -, ma aspettate di vedere cosa accade quando mancherà l'acqua, il cibo, o una popolazione lotterà contro un'altra per la mera sopravvivenza".
Uno scenario apocalittico, quello dipinto da John Kerry, impegnato in una conferenza stampa in Alaska. Il "global warming", sostiene il ministro, potrebbe portare milioni i persone a spostarsi, soprattutto dalle zone desertiche, per raggiungere quello meno colpite dal disastro ambientale. L'Europa è una delle mete probabili.
Kerry individua nella difficoltà di reperire risorse idriche uno dei principali problemi con cui, nei prossimi anni, dovrà fare i conti tutto il Medioriente. E trova una spiegazione "climatica" anche per il caos siriano, degenerato in una guerra civile che ormai dura da quattro anni.
"La Siria - sostiene il segretario di Stato - è stata destabilizzata da un milione e mezzo di persone che sono scappate dalle
zone rurali a causa di una siccità durata tre anni, resa ancora più intensa dal cambiamento climatico a opera dell'uomo, una condizione che sta rendendo l'intero Medio Oriente e le regioni mediterranee ancora più aridi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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