Giacomo Mazziarol è un ragazzo di Castelfranco Veneto e, leggendo di tutte le umiliazioni che i ragazzi con la sindrome di down hanno dovuto subire quest'estate, ha voluto dare la sua testimonianza perché anche lui ha un fratello disabile e quindi sa cosa vuol dire vivere in quel mondo giudicato da tutti "diverso".
Il ragazzo di 19 anni, ha scritto una lettera a Repubblica, per spiegare come la sua vita accanto al fratello Giovanni sia fantastica. Dopo l'albergo malvisto perché "c'erano troppi disabili e per il figlio non era bello" e il ristorante dove "i disabili davano fastidio", Giacomo si è sentito chiamato in causa.
"Ho sempre pensato di avere la verità in mano - spiega Mazziarol nella lettera riportata dall'Huffingtonpost -. Ho sempre pensato che fosse solo mio fratello quello disabile, quello non pronto per il mondo, quello di cui vergognarsi. All’inizio lo avevo messo dentro una categoria: handicappato. Lo pensavo identico a tutti quelli che, come lui, avevano un cromosoma in più. È stato Giovanni stesso, però, a farmi cambiare idea, a farmi capire che il mondo è ben diverso da come solitamente lo vedono i normodotati".
Giacomo continua la sua storia e tra le righe spiega come suo fratello gli abbia cambiato la vita e gli abbia fatto capire che al mondo tutti sono uguali, nessuno è diverso. "Mi ricordo - continua - che proprio in quel periodo mio fratello aveva conosciuto un americano al campeggio e appena ero arrivato mi aveva parlato un po’ di lui e mi aveva fatto vedere un loro selfie sul telefono. Io: — Ah ma è nero! Non avevo capito. Gio: — No. Io: — Sì, è nero. Gio: — No, non è nero, è carnivoro. Come me! Ecco, mio fratello, ad esempio, divide il mondo in carnivori ed erbivori, e basta. Io, di categorie, ne avevo troppe. Proprio considerare i disabili non come categoria, ma come singole persone, ognuna diversa dalle altre, è stata l'esperienza che mi ha fatto cambiare prospettiva".
Il 19enne continua e spiega che grazie a questa esperienza ha conosciuto davvero il fratello disabile. "Gio non era l’unico ad aver bisogno di una mano - precisa - ma ci sono anch’io che a Londra in tre mesi non mi sono lavato i vestiti perché ho dimenticato che si doveva mettere il detersivo. Insomma, anche io molte volte non ero pronto per il mondo. Non sono qui ad invocare rispetto per la diversità. Non sono qui a parlare per dirvi che è giusto e doveroso conoscere e apprezzare tutti. Sono qui per dirvi che nella mia breve storia, essere entrato nel mondo di mio fratello, mi ha riempito la vita".
La lezione di vita che Giacomo ha voluto
dare è molto semplice: ognuno di noi ha dei punti deboli, "ognuno di noi è disabile perché ha qualcosa che non sa fare". Quindi smettiamola di chiamare le persone disabili "diverse" perché siamo tutti carnivori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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