Il 26 ottobre scorso a Knoxville, nel Tennessee, è nata una bambina che tecnicamente aveva già 27 anni. Tre anni fa era nata quella che tecnicamente è la sua gemella, tecnicamente quindi venuta al mondo all'età di 24 anni. «Tecnicamente» è un avverbio che fa un po' paura, soprattutto di questi tempi. Ma poiché le due piccole stanno bene, come la loro tecnicamente mamma (la quale oggi ha, non tecnicamente, 29 anni), diciamo che fa pensare a quei bollettini medici asetticamente macabri che dicono: «L'operazione è tecnicamente riuscita, il paziente è morto». Qui è accaduto il contrario, le «pazienti», che non tecnicamente hanno dovuto aspettare 24 e 27 anni per nascere, sono alla fine nate.
Lieti eventi a rilascio prolungato, o per meglio dire con ritardi da record mondiale (che dunque resta in famiglia, ora che Molly Everette ha «battuto» il primato della sorellina Emma Vren) frutto di un tecnicamente avanzatissimo laboratorio specializzato nella conservazione degli embrioni. La cui direttrice scientifica, Carol Sommerfelt, ha sciorinato altri due avverbi che, per loro natura, si portano sempre appresso l'alea del dubbio: «Se gli embrioni vengono conservati correttamente, pensiamo possano essere conservati indefinitamente». Fantascientificamente inquietante.
Detto che il non tecnicamente, bensì legalmente papà di Molly Everette e Emma Vren si chiama Benjamin, e dunque a sua volta richiama alla memoria il Benjamin Button del racconto di Francis Scott Fitzgerald e del film di David Fincher, quello che nacque vecchio e visse ringiovanendo, non sappiamo dire se questa storia susciti più giubilo o più tristezza. L'eventuale giubilo per le magnifiche sorti e progressive della scienza, per il momento lo lasciamo a chi è tecnicamente deputato a valutarlo. Invece il velo di tristezza lo può capire e condividere anche il profano.
Il signor Benjamin, 36 anni, ha la fibrosi cistica, che può portare all'infertilità. Con la moglie Tina per cinque anni ha ignorato l'avverbio tecnicamente procedendo tradizionalmente nel tentativo di generare. Poi i due si sono rivolti a chi sappiamo. Dove hanno loro mostrato il... come chiamarlo se non catalogo, o book, visto che siamo negli Stati Uniti, dei donatori. «Noi non siamo molto alti...», ha buttato lì la signora Tina.
«Allora prenda questo, è sull'1 e 60», le avranno risposto. Detto, fatto.Comunque, di solito diciamo che tutto è bene quel che finisce bene. Adesso potremmo dire che tutto è bene quel che incomincia bene. Sempre tecnicamente, però.
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