Monsignor Michele Pennisi è un vescovo che non ha paura. Titolare della diocesi di Monreale, ha appena emesso un decreto per proibire ai mafiosi di diventare padrini di cresima o di battesimo.
"Come si può garantire l'educazione cristiana dei bambini - si chiede il presule in un'intervista al Corriere della Sera - se si vive in palese contrasto con il Vangelo?"
Non è facile pronunciare parole del genere in un territorio che, per sua esplicita ammissione, è "storicamente la culla della mafia". Appena poche settimane fa aveva fatto scalpore la notizia del figlio di Totò Riina che si era presentato come padrino di battesimo del nipote a Corleone. Certo, "la mafia non ha l'influsso sociale di vent'anni fa grazie al lavoro sulla legalità che si fa nelle scuole", spiega il vescovo, ma "persino dentro la Chiesa c'è chi pensa che bisognerebbe essere più morbidi".
Invece monsignor Pennisi predica massima severità e lo fa in nome del Vangelo: "Quando ero vescovo di Piazza Armerina ho visitato molti mafiosi in carcere a cui ho fatto un discorso chiaro: convertirsi significa cambiare vita, riparare ai propri torti chiedendo pubblicamente perdono alle famiglie delle vittime."
Con un esempio
tratto dalle Sacre Scritture: Zaccheo, "il capomafia di Gerico che accolse a casa sua Gesù dicendo che avrebbe dato la metà dei suoi beni ai poveri e restituito quattro volte tanto a quelli che aveva frodato."- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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