È morta Letizia Battaglia: con le sue foto ha raccontato la lotta alla mafia

A 87 anni se n'è andata la fotografa che con le sue immagini ha raccontato i sanguinosi anni Settanta della mafia in Sicilia

È morta Letizia Battaglia: con le sue foto ha raccontato la lotta alla mafia

A 87 anni si è spenta Letizia Battaglia, la "fotoreporter contro la mafia". La sua vita è stata talmente incredibile da trasformarla in una fiction televisiva che andrà in onda sulla Rai tra pochi giorni con Isabella Ragonese a interpretarne il personaggio. Letizia Battaglia ha lottato fino all'ultimo contro la malattia e le sofferenze fisiche. Non si era mai fermata tanto che la settimana scorsa aveva partecipato a Orvieto a un workshop di fotografia.

Era sempre pronta a partire per rispondere agli inviti che provenivano da ogni parte del mondo: tutti la volevano per ascoltare la sua esperienza e attingere dal suo sterminato bagaglio, che aveva cominciato a riempire solo in età adulta, senza che questo abbia potuto inficiare sulla sua carriera. Il suo rapporto con la fotografia cominciò nel 1971, quando arrivò a Milano, prima tappa di un viaggio che l'avrebbe poi portata a Parigi. Sarebbe andata ovunque pur di scappare da Palermo, città nella quale si sentiva prigioniera. Ma poi a Palermo è sempre ritornata, incapace di starne lontana. Verso la sua città ha vissuto un amore tormentato ma viscerale fino all'ultimo momento della sua vita.

Il suo era un destino segnato: il primo soggetto della sua fotografia fu Pier Paolo Pasolini. Nel 1974 il direttore del giornale L'Ora, Vittorio Nisticò,le chiese di riprendere con la macchina fotografica la cronaca di Palermo e della Sicilia. Un compito difficile e non per tutti negli anni in cui la criminalità organizzata era all'apice della sua violenza. Le venne chiesto di immortalare i morti ammazzati, ma anche le mogli e i parenti delle vittime, la loro disperazione, gli scenari delle stragi. Le foto di Letizia Battaglia divennero ben presto icone drammatiche e simboliche delle vicende di mafia.

Nei suoi scatti ci sono anche i boss nei maxiprocessi e i giudici che ne hanno segnato il destino senza paura, come Giovanni Falcone mentre raccoglieva le rivelazioni di Tommaso Buscetta. Ma tra i tanti scatti di Letizia Battaglia ce n'è uno che più di altri ha consegnato alla storia la drammaticità di quegli anni di violenza e di paura e riprende Sergio Mattarella mentre cerca di soccorrere il fratello Piersanti abbattuto dai sicari della mafia. Il suo archivio fotografico è un viaggio negli orrori della Sicilia, ma anche dell'Italia, insanguinata dalla mafia, una raccolta che il regista Roberto Andò ha definito la "liturgia struggente" dell'Apocalisse palermitana.

Ma il lavoro di Letizia Battaglia non si limitava al racconto degli orrori della mafia, perché in lei era insito un forte impegno civile e un senso di disgusto che la portava a cambiare spesso soggetti, forse anche per staccarsi dal turbamento della morte, e a occuparsi soprattutto di donne e di bambine. Celebre, sullo sfondo delle miserie del quartiere della Kalsa, la foto della bambina con il pallone che riuscirà a ritrovare e ad abbracciare dopo 40 anni. Fotografie esposte in tutto il mondo e che le sono valse anche prestigiosi riconoscimenti internazionali come il premio Eugene Smith. Attraverso i suoi occhi abbiamo vissuto alcune delle più grandi tragedie del nostro Paese dagli anni 70 in poi.

Ma Letizia Battaglia ha alimentato il fuoco dell'impegno civile anche dal punto di vista politico, perché fu eletta deputato regionale con i verdi e poi nominata anche assessore al decoro urbano in una delle giunte di Leoluca Orlando. "Mia madre non si fermava mai. Malgrado le sofferenze della malattia e le difficoltà di movimento continuava ad avere tanti contatti, a partecipare a incontri anche all'estero e ad affrontare perfino lunghi viaggi. Proprio la settimana scorsa era andata a Orvieto per partecipare a un workshop. La grande voglia di vivere non le era mai passata", ha detto sua figlia.

Negli ultimi tempi, Letizia Battaglia era costretta su una sedia a rotelle, "ma questo non le impediva di prendere un aereo e

rispondere alle tante chiamate e ai tanti inviti che continuava a ricevere". La morte è arrivata all'improvviso, tanto che "non ci ha dato il tempo di capire che se ne stava andando", ha concluso la figlia.

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