Muore a 58 anni dopo aver chiesto il tampone e avere a lungo atteso i soccorsi

La vittima è un uomo di 58 anni di Potenza. Era ricoverato in terapia intensiva dal 23 marzo. Il 118 è intervenuto dopo 10 giorni in seguito a numerose chiamate della famiglia

Muore a 58 anni dopo aver chiesto il tampone e avere a lungo atteso i soccorsi

Quinto decesso da coronavirus in Basilicata. Un uomo di 58 anni è morto ieri all’ospedale San Carlo di Potenza dove era ricoverato in terapia intensiva dal 23 marzo. Si tratta della vittima più giovane tra quelle lucane. Il fatto ha attirato l’attenzione dei social quando sua figlia aveva raccontato che, solo dopo varie richieste e dopo 10 giorni di febbre che non scendeva, è intervenuto il 118 ed è stato eseguito il tampone, risultato positivo.

I fatti

La figlia Maria aveva raccontato la vicenda sulla sua pagina Facebook una settimana fa, subito dopo il ricovero del padre. "Ha cominciato ad avere la febbre il 13 marzo, febbre che non è più scesa - ha scritto -, nonostante tutto è stata trattata con antibiotici e tachipirina”. La famiglia ha chiamato la guardia medica, il 118 e il numero verde regionale visto che la situazione non migliorava e c’erano possibilità che l’uomo avesse contratto il Covid-19. Tra l'altro il papà di Maria svolgeva la professione di rappresentante di bevande e incontrava molte persone. Poi la figlia ha detto che è stata inviata la richiesta per il tampone “perché se un povero disgraziato ad alto rischio - ha proseguito - che fa il lavoro che fa mio padre girando ovunque e ha la febbre che non aveva da 10 anni chiama il grande sistema sanitario che ci ritroviamo e chiede di fare un tampone per sicurezza, viene chiamato ‘esagerato’".

Quindi Maria ha raccontato che al telefono è stato detto a suo papà che dalla voce stava bene e non gli serviva fare il tampone perché non presentava sintomi gravi. Inoltre, gli hanno detto: “Non possiamo mandare un’ambulanza e fare un tampone a tutti quelli che ci dicono di avere la febbre!”. Nel frattempo la febbre è salita fino a 39, la famiglia ha contattato più volte i soccorsi finché sabato 22 marzo l’uomo è peggiorato ed “aveva le dita viola perché non riusciva a respirare”, ha specificato Maria. Così, la famiglia ha dovuto minacciare il 118 di chiamare i carabinieri, se non fosse intervenuto. Una volta arrivati i soccorsi, l’uomo è dovuto scendere da solo dalle scale ed è salito in ambulanza indossando solo una vestaglia e le ciabatte. Quindi è stato ricoverato in ospedale fino al triste epilogo di ieri.

Come riporta Leggo.it, dopo questa vicenda la task force regionale ha

deciso di attivare le unità speciali Covid-19, per assistere i pazienti affetti dal virus in isolamento domiciliare, quelli con sintomatologia respiratoria sospetta in attesa del tampone e i familiari di pazienti positivi.

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