La Nannini fa scuse a metà. Le figlie dell'agente: "É propaganda"

Bufera per l'ultimo videoclip dell'artista. I sindacati in rivolta. Critiche dalla politica. Ma lei si difende

La Nannini fa scuse a metà. Le figlie dell'agente: "É propaganda"

Da una parte Gianna Nannini, con il suo “love and peace” e la battaglia contro gli “abusi di potere” della polizia. Dall’altra Rachele, Sara e Alessia, tre ragazze, tre figlie di un “celerino” ferite nell’animo da quelle immagini. La vicenda del videoclip di “L’aria sta finendo” non si è ancora spenta: i sindacati di polizia avevano chiesto un passo indietro all’artista toscana, che ieri ha rotto il silenzio. Ma le "scuse" non sono arrivate nella forma auspicata dagli agenti.

“Non posso credere che una canzone d'amore scateni tutto questo odio", ha esordito Nannini. La rocker ha assicurato che “nessuno di noi, e me per prima sia chiaro” voleva “offendere la polizia e chi rischia ogni giorno la propria vita”. Ma c’è un “però”: “Nemmeno vogliamo che un altro essere umano abusi del proprio potere”. Il video s'ispira a "tragici episodi del passato", come il caso George Floyd negli Usa, ed è "per questo che alcune istituzioni vengono raffigurate con volti di maiali e non di persone". Pare l'obiettivo fosse "evidenziare forme di potere degenerate e non umane”. Ma perché generalizzare?

Per Domenico Pianese la spiegazione della Nannini non basta. Anzi. Il segretario del Coisp ne biasima i contenuti che mirano a “delegittimare le forze dell’ordine”. La pensa così anche Roberto Calderoli, che parla di "fango gratuito verso i nostri servitori dello Stato”. Duro anche il commento di Galeazzo Bignami, responsabile nazionale del dipartimento sicurezza di Fdi: “Alla signora Nannini - ha detto - ricordiamo che è grazie a questi ragazze e ragazzi con la divisa se lei può starsene tranquilla nei suoi nei salotti radical chic, noi riusciamo a essere liberi nelle nostre città e possiamo vivere in sicurezza”.

Sullo sfondo resta quella lettera, pubblicata in esclusiva dal Giornale.it, delle tre figlie di un poliziotto. Rachele, Sara e Alessia Cecchini, “sconcertate” da quanto visto, avevano chiesto alla Nannini di “chiedere scusa” nella speranza che “un evento del genere non accada mai più”. “Vederli ed immaginarli descritti come degli animali - avevano scritto - ci infastidisce veramente tanto”. La lettera delle tre ragazze ha commosso l’Italia: molti gli attestati di sostegno ricevuti, anche dal mondo politico. Ma per ora Nannini non sembra averle prese in considerazione.

Maurizio Gasparri ha invitato l'artista a “leggere la lettera” e a telefonare "alle ragazze che con il loro piccolo gesto hanno voluto lanciare un sasso nello stagno di un'ipocrisia purtroppo ancora troppo diffusa in Italia”. Quella telefonata, ad oggi, non è ancora arrivata. "Ci aspettavamo un po' di più da un'artista del suo calibro", dicono al Giornale.it le ragazze, deluse per le mancate scuse della Nannini. Perché quel video di "propaganda", sospirano, "fa soffrire tutti i poliziotti, noi figli e i familiari".

Chiedono solo un po' di rispetto. "Ci sono tanti modi per tendere la mano a chi come nostro padre indossa la divisa tutti i giorni con dignità. Basterebbe una pacca sulla spalla, quella che manca da troppo tempo".

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