A circa un mese di distanza dalla notizia dell'inizio delle indagini, il nucleo dei Nas dei carabinieri di Roma, coordinato dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, ha sequestrato 9 Green pass risultati falsi ad altrettante persone. Tra queste figurano anche l'attore Pippo Franco e alcuni componenti della sua famiglia. Sul registro degli indagati, con l'ipotesi di reato di falso, sono stati iscritti anche due medici e un ex magistrato a riposo. Uno dei due medici avrebbe svolto il ruolo di intermediario. I carabinieri hanno provveduto a disattivare i Green pass falsi presso il database del ministero della Salute.
Da quanto è emerso dalle indagini, alcune delle persone coinvolte nell'indagine durante questi mesi hanno utilizzato il certificato verde per l'accesso ad alcuni locali pubblici. L'indagine in questione è stata svolta sui Green pass rilasciati da uno studio odontoiatrico di Roma, in zona Colli Albani, che nelle scorse settimane era stato oggetto di una perquisizione. All'inizio di ottobre, Pippo Franco aveva rilasciato un comunicato tramite i suoi canali social attraverso uno studio legale, nel quale si sottolineava come, fino a quel momento, l'attore non fosse coinvolto e si specificava che "se pur sorpreso dalle notizie assunte, si dichiara sereno e disponibile a collaborare con l'autorità giudiziaria al fine di dimostrare la propria assoluta estraneità".
Le indagini hanno poi dato un esito diverso, nonostante ci siano state anche intemperanze da parte del figlio che, in alcuni video pubblicati sui suoi canali social, è arrivato anche a minacciare i giornalisti. Per il momento nessuno ha rilasciato nuove dichiarazioni a fronte di quanto emerso dall'indagine in corso che ha portato all'annullamento dei 9 Green pass risultati non a norma. Ospite su La7 alcuni mesi fa, Pippo Franco si era detto scettico sull'efficacia e sul valore dei vaccini attualmente disponibili, sottolineando però di essere in possesso di un Green pass che, com'è ormai noto, in Italia può essere ottenuto anche tramite tampone negativo e guarigione.
Dalle prime indiscrezioni sull'indagine è emerso che il medico indagato avrebbe ricevuto 20 fiale di vaccino da cui sarebbe stato possibile ottenere 120 dosi ma dagli accertamenti svolti le dosi somministrate sarebbero state ben 156. L'indagine documentale e le intercettazioni eseguite dai carabinieri hanno fatto il resto.
Infatti, stando alle intercettazioni è risultato che alcuni degli indagati, il giorno in cui avrebbero dovuto ricevere il vaccino, si trovavano in una località diversa da quella indicata sull'attestazione, mentre altri avrebbero ricevuto la dose di vaccino in una data successiva a quella indicata sul Green pass.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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