La Repubblica celebra e sponsorizza un progetto fotografico - che sa più di studio antropologico di una certa categoria umana - in cui vengono raccolti messaggi scritti sui muri definiti "ironici" e "singolari".
Per farli entrare di diritto nel mondo dell'Arte manca solo l'aggettivo "iconici", ma in realtà si tratta di scarabocchi e imbrattature che deturpano e sporcano i muri dei corridoi e dei locali degli ospedali romani, dove è prassi scrivere un messaggio per lasciare ai posteri l'informazione di una nuova nascita.
Un lieto evento, come quello di un bebè che arriva in famiglia, così viene cristallizzato nel tempo, sporcando i muri di un bene pubblico con scritte del tipo "È nato il gladiatore Diego", "Non me prendete in giro pure se... so' nato ieri", "Laziale e sano", "Auguri Fabietto, pazienza se è nero"e così via.
A nulla servono i richiami verbali e affissi ovunque dei responsabili delle strutture ospedaliere, in cui si prega "gentilmente i parenti dei neonati di non comunicare il lieto evento con graffiti e scritti sui muri dell'ospedale".
Ma la noncuranza di un bene pubblico va a braccetto con la
strafottenza di molti parenti e amici che non si fermano neanche davanti alla ventilata minaccia di addebitare alla famiglia del neonato le spese di pulitura che, a vedere quelle foto, pare non avvenga tanto spesso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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