Scheherazade, lo yacht da mille e una notte ormeggiato a Marina di Carrara, "è la nave di Putin". Il mistero è stato dipanato, forse. Come di fronte a una matrioska russa, sinora nessuno sinora era riuscito a capire chi si nascodesse dietro a quella maestosa imbarcazione in ammollo nelle acque italiche: il panfilo da 140 metri e dal valore di 700 milioni di dollari sembrava non avere un proprietario. Proprio per questo, attorno a esso si erano concentrate le curiosità e le attenzioni, anche da parte delle autorità italiane. Ora, però, la svolta. Da alcuni documenti trapelano infatti indizi e nomi che portano dritti a Mosca e attribuiscono l'appartenenza della nave al presidente russo in persona.
Da Vilnius, in Lituania, un gruppo di inquirenti legato ad Aleksei Navalny, l'attivista politico anti-Putin prima avvelenato e poi imprigionato nelle carceri di Mosca, avrebbe individuato la soluzione del rebus navale nella lista dei 23 nomi dell'equipaggio compilata a Carrara il 17 dicembre del 2020. Nell'elenco in questione ci sono solo nominativi russi, a esclusione del capitano Guy Bennett Pearce, britannico. Molti di loro - spiegano gli attivisti Maria Pevchikh e Georgi Alburov - "lavorano per l'Fso, il Servizio di protezione federale, l'agenzia che protegge Putin e organizza la sua vita". In particolare, "il numero due dello yacht si chiama Sergey Grishin, registrato nelle rubriche telefoniche di diverse altre persone come Sergei G Fso. A seguire, c'è Anatoly Furtel, residente a via Furmanova, 10, a Sochi, sede dell’ufficio dell’Fso che garantisce la sicurezza della residenza del presidente di Bocharov Ruchey".
Ma i nomi ritenuti vicini a Putin non finiscono qui. Un altro membro dell'equipaggio sarebbe infatti Evgheny Schvedov, ufficiale di sicurezza per l’unità militare 38974, che a sua volta "risulta essere sempre l'Fso per il Caucaso". Secondo quanto ricostruito dagli attivisti del gruppo Navalny, Putin avrebbe scelto il super yacht Scheherazade dopo aver trasferito il suo precedente panfilo, chiamato Graceful, all'oligarca Gennadi Timchenko. Ad aver confermato agli attivisti la proprietà della nave sarebbe stato anche un componente dell'equipaggio da loro avvicinato. Le sue rivelazioni avrebbero contribuito ad avvalorare le intuizioni e gli indizi sull'appartenenza allo "Zar".
Di certo, ad aver acquistato lo Scheherazade doveva essere una personalità di primo piano, visto anche l'apparato di sicurezza ai massimi livelli di cui l'imbarcazione è dotata. Per non parlare del lusso sfrenato degli allestimenti: nei suoi sei piani, lo yacht ha al suo interno saloni di bellezza, una spa, una piscina, un camino a legna e persino un biliardo in grado di basculare per compensare gli effetti del moto ondoso. E, all'esterno, due diversi punti di atterraggio per elicotteri, a prua e a poppa. A inizio marzo, anche il New York Times aveva ipotizzato che il proprietario potesse essere Vladimir Putin. Ora, le ulteriori conferme dalla Lituania.
In attesa di un riscontro ufficiale, la guardia di finanza di Carrara - che già era salita sull'imbarcazione per acquisire
dei documenti - continua a indagare. Al momento, per il mega yacht non è stato disposto alcun sequestro, a differenza di quanto accaduto con altre proprietà di lusso riconducibili a oligarchi e uomini vicini al Cremlino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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