Nei vagoni dei treni dove dormono rom e clandestini

Dopo l'aggressione al capotreno, abbiamo visitato le stazioni milanesi trasformate in favela: ecco cosa abbiamo trovato

Nei vagoni dei treni dove dormono rom e clandestini

Treni e vagoni protagonisti di drammi e tragedie. Nel capoluogo lombardo, a poche ore di distanza dalla bestiale aggressione, avvenuta per mano di tre giovani sudamericani, contro un macchinista e un capotreno di Trenord, le nostre telecamere scoprono un'altra squallida realtà. Una situazione kafkiana, paradossale. In via Saccardo a Milano esiste un'enorme rimessa di proprietà di Ferrovie dello Stato dove "convivono" operai, dipendenti Fs e rom che si impossessano dell'intera zona per dormire la notte e rubare. Un cartello in evidenza sul cancello d'ingresso ci segnala che è vietato l'accesso ai non addetti ai lavori, ma ormai da mesi questa è terra di nessuno.

Entriamo indisturbati con telecamera alla mano, da questo momento siamo anche noi abusivi su suolo privato. Di fronte ai nostri occhi ci sono operai intenti a lavorare per il rifacimento della ferrovia di Lambrate, discariche abusive di rifiuti che accompagnano il materiale di scorta utile per i lavori, l'erba alta che si estende in una sorta di selva dove spuntano una decina di vagoni abbandonati, arrugginiti e usurati dal tempo. Tutti sono a conoscenza della gravità della situazione, Comune e assessori inclusi.

Nessuno muove un dito, nessuno osa parlare, nessuno si espone. Non conviene. Ma operai e dipendenti Fs che vivono la situazione sulla propria pelle tutti i giorni ci descrivono nel dettaglio come stanno le cose. "Qui la notte c'è di tutto: extracomunitari, rom, vengono a dormire e poi la mattina presto li vedi andar via, quando noi prendiamo servizio. Rubano, sparisce di tutto, qualcuno di noi ha ricevuto anche minacce" - commenta un'operaio. Non solo, "a Natale ha preso fuoco un vagone dove dormivano, forse per un mozzicone di sigaretta non spento". Dalle immagini che siamo riusciti a girare ci vuole poco a capire che qui la situazione è drammatica, disumana e malsana. Ci avviciniamo ai vagoni dove qualcuno alle 7:00 del mattino sta ancora dormendo. Nel frattempo veniamo avvicinati da due addetti delle Fs in divisa che si occupano del controllo degli ingressi, supervisionano l'area e sbrigano le pratiche burocratiche. Ci chiedono chi siamo, perché stiamo facendo riprese, se abbiamo l'autorizzazione. Tenendo conto che abbiamo girato indisturbati in lungo e in largo documentando la situazione e intervistando anche operai al lavoro per circa mezz'ora, siamo felici di avere stimolato la curiosità con la nostra presenza. Certamente, come ci confessano i dipendenti "non ci pensiamo nemmeno a vedere chi c'è nei vagoni, noi quando abbiamo il turno di notte ci barrichiamo in ufficio con la porta antipatico e non ci muoviamo. Arrivano balordi, rom, poco tempo fa c'era un vero e proprio accampamento".

Ma possibile che le Fs non riescano a fare nulla?. Voci negli ambienti riportano che l'area è in vendita, quindi che interesse c'è a investireper riqualificare, controllare e migliorare lo scalo?
Attendiamo l'arrivo di una pattuglia della Polizia di Stato e dei vigili di zona per "svegliare" i rom abusivi che ancora stanno dormendo nel vagone del treno e comunicargli che se ne devono andare alla svelta.
La situazione che troviamo è pessima, due di loro sono avvolti da coperte, qualche bottiglia di birra a fianco, biciclette, scarpe. Si svegliano di colpo: "siamo tranquilli qui, ci conoscono quelli che lavorano, il signore che porta fuori il cane, vado a mangiare a..." - farfuglia assonnato uno di loro. Senza documenti, uno di origine algerina e l'altro marocchina, mostrano la tessera della mensa dove mangiano, un biglietto con una visita chirurgica prenotata, delle medicine. Fisicamente sono conciati, la situazione è seria e grave ma non hanno nessuna intenzione di farsi curare. Ragionano così, un po' per cultura, un po' perché entrambi stanno aspettando i documenti dal paese d'origine e quindi ci dicono "siamo abusivi e clandestini".

Pensate che il marocchino, 37 anni, ci dice di essere in Italia dal 2002 ed è entrato da clandestino. Ancora adesso, nel 2015, è in italia, vivendo alla giornata da abusivo, senza fissa dimora.

Passa le sue giornate a bere, anche se adesso "ho smesso perché ho dei problemi e devo farmi visitare" - confessa. Ma, salute a parte, non ci pensa molto a riaccendere una sigaretta e fumarsela. Gli agenti li rilasciano con l'avviso di sgomberare il vagone entro poche ore. Ci salutano e di loro perdiamo ogni traccia.

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