Nel Leccese, sequestrati beni per 15 milioni di euro a una società dedita al gioco d'azzardo

Tra gli immobili confiscati anche un castello

Nel Leccese, sequestrati beni per 15 milioni di euro a una società dedita al gioco d'azzardo

Un patrimonio stimato di 15 milioni di euro sotto sequestro da parte della guardia di finanza. È quello di un esercizio dedito al gioco d'azzardo, attraverso l’alterazione di slot machine ed apparecchiature da intrattenimento a Racale, in provincia di Lecce. In particolare sono stati sottoposti a provvedimento di vinciolo società attive nel settore del commercio all’ingrosso di videogames ed apparecchi da intrattenimento, nel settore della compravendita immobiliare, nella gestione di attività turistico alloggiative e nel commercio all’ingrosso di alimentari, nonché immobili di pregio (tra cui una struttura alberghiera ed un castello) e terreni agricoli ubicati nei comuni di Ugento, Racale, Taviano, Gallipoli Melissano, oltre ad autovetture e disponibilità finanziarie.

Si tratta di ben novantatre fabbricati (tra abitazioni, locali commerciali e garage), trentatre terreni, nove società di capitali ed una ditta individuale, venti automezzi, saldi attivi riferiti a quaranta fra depositi bancari e rapporti assicurativi nonché quote societarie del valore di 450mila euro. Già nel 2015 la direzione distrettutale antimafia, dopo alcune indagini, aveva portato all’esecuzione di 27 ordinanze di custodia cautelare ed al sequestro preventivo di beni riconducibili agli indagati per un valore pari ad 12 milioni di euro. Agli stessi indagati pare fossero riferibili diverse società e ditte individuali intestate a prestanome, attraverso le quali distribuivano e mettevano in esercizio in locali pubblici dislocati sull’intero territorio nazionale, “videopoker”, “slot machine” e “totem”, riproducenti il gioco d’azzardo.

Le indagini hanno, inoltre, consentito di riscontrare come alcuni componenti dell’organizzazione, avvalendosi del “metodo mafioso”, turbassero la libertà di impresa e di concorrenza a tal fine tenendo condotte intimidatorie nei confronti degli esercenti le attività commerciali in cui questi congegni erano collocati. Dalle indagini è inoltre emerso, oltre alla intestazione fittizia di numerosi cespiti a vari prestanome, anche l’esistenza di 2 trust fittizi, di cui uno utilizzato per segregare il patrimonio delle suddette società allo scopo di eludere la normativa antimafia in tema di confisca dei beni. È inoltre venuta fuori l’elevata pericolosità sociale degli investigati, la loro propensione a delinquere.

Nel contempo venivano eseguiti approfonditi accertamenti patrimoniali e finanziari, che permettevano di riscontrare l’esistenza di una netta sperequazione tra le elevatissime disponibilità economico – patrimoniali e la ben più modesta posizione reddituale da ciascuno dichiarata.

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