Nelle carceri italiane mancano i camici bianchi

Sono pochi i camici bianchi che lavorano nelle carceri italiane. Solo 1 medico ogni 315 detenuti

Nelle carceri italiane mancano i camici bianchi

Le carceri italiane mancano di medici. È questo il dato preoccupante emerso dalla denuncia di Franco Alberti, coordinatore nazionale della Federazione italiana medici di medicina generale Fimmg-Medicina Penitenziaria. Nei 206 istituti penitenziari ci sarebbero solo mille medici di base e di guardia. Pochi perché possa essere garantita assistenza medica a tutti i detenuti, quasi 65mila. Secondo i calcoli mancherebbero almeno 1,600 medici. Come ha sottolineato Alberti, "Mancano medici nelle carceri, nonostante passate circolari del ministero della Giustizia stabilissero la presenza di 1 medico ogni 200 detenuti, e la situazione è grave”. Il sovraffollamento è evidente.

Le strutture presenti dovrebbero arrivare a ospitare al massimo 40-45mila detenuti, invece solo oltre 65mila. Alberti ha poi denunciato il fatto che il 70% dei medici che lavorano nelle carceri sono precari e sottopagati. Vi sono ovviamente differenze tra le varie carceri, ma secondo Alberti in media vi è comunque un solo medico per 315 detenuti. La richiesta è quella di poter arrivare ad averne almeno uno ogni 150 carcerati. Alberti ha parlato dei calcoli fatti e delle richieste derivate: “I medici di base, che garantiscono l’assistenza ambulatoriale per 3-4 ore al giorno, secondo il fabbisogno da noi calcolato dovrebbero essere 1,044; i medici di guardia, che fanno assistenza h24 a turno, dovrebbero invece essere 1,588, e va detto che attualmente in varie carceri i medici di guardia mancano del tutto”.

Alberti ha poi considerato il fatto che per entrare in carcere, un’ambulanza del 118 impiega almeno 30 minuti. Un tempo decisamente lungo in caso di emergenza grave. Un lasso di tempo che potrebbe essere fatale. Ha poi aggiunto Alberti che, mancando personale medico, “i medici sono costretti in alcuni casi a turni continuativi, con i rischi connessi alla situazione di stress”.

Ha inoltre sottolineato che “Non è ancora stato fatto un contratto collettivo per i medici penitenziari, contemplato nell’Accordo collettivo nazionale della Medicina nazionale”. In questo modo sono le varie Regioni a decidere i contratti.

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