Quei terremotati chiusi in casette temporanee: "Dimenticati dal governo"

A Visso e a Ussita, nel maceratese, i lavori per la ricostruzione si sono fermati. La gente ora per l'emergenza Coronavirus vive in isolamento dentro le casette, le Sae, le strutture abitative di emergenza. A quattro anni dal terremoto nulla è cambiato.

Quei terremotati chiusi in casette temporanee: "Dimenticati dal governo"

Restate a casa per l'emergenza Coronavirus. Ma quale casa. A Visso oggi nevica. E sono passati quattro anni da quando il terremoto ha sconvolto il centro Italia. Ventiquattro agosto 2016: la terra trema tra Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo. Le vittime sono 299, migliaia gli sfollati, Amatrice viene completamente spazzata via. Accumoli idem.

Pochi mesi dopo, il 26 e il 30 ottobre, la terra trema ancora. Ancora in centro Italia con epicentri al confine umbro-marchigiano, tra i comuni della provincia di Macerata, colpendo i comuni di Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera. Nella documentazione inviata all’Unione Europea, la Protezione Civile ha stimato che i danni causati dall’intera sequenza sismica ammontano a quasi 24 miliardi di euro.

Il Giornale.it ad agosto scorso era stato a Visso (Macerata) a documentare come vivono ancora, dopo quattro anni, queste persone. E lo scenario era spettrale. Entrati dentro la zona rossa, sembrava di essere in un paese dove era appena finita la guerra. Le case che si reggevano le une con le altre, accartocciate, sventrate, sembravano castelli d’argilla in grado di sgretolarsi da un momento all’altro. La tenda della stanza del sindaco, ancora sventolava attraverso la finestra di quel palazzo ridotto per metà in macerie.

E tutto intorno era ed è ancora devastazione. Ora con l’emergenza coronavirus sembra impossibile ripartire. “Sembra sia impossibile per noi alzare la testa – ci dice Silvia Bonomi che ora vive in una frazione isolata di Visso – siamo di nuovo in emergenza e ora tutto fermo per noi, di nuovo”. Lei, dopo il terremoto, aveva lasciato il lavoro per dedicarsi a una fattoria di animali. Animali che ora gestisce mettendo ogni giorno tutta la cura possibile. “Continuiamo – ci dice – ma è tutto un enorme caos”.

“Vivo bunkerato in casa – ci dice un ragazzo di Visso – non è cambiato niente qui. Tutte le famiglie al massimo passeggiano davanti le casette di legno. Si esce solo per la spesa o per chi va al lavoro”.

A Visso stanno aperti tre negozi alimentari, una macelleria e una frutteria. “Si va da casetta a casetta, davanti al cortile, casetta-cortile”, ci dice un ragazzo. Già perché il percorso è sempre quello. “Ci siamo abituati – dicono – tra un disastro e l’altro la nostra possibilità di ricostruzione è praticamente zero. Si sopravvive”. Anche qui le scuole hanno chiuso, le lezioni vengono fatte online mediante questo nuovo sistema della didattica a distanza, la famosa Dad.

Anche a Ussita, sempre in provincia di Macerata, vivono nelle Sae, le strutture abitative di emergenza. “A vivere isolati siamo abituati da quattro anni – dicono gli abitanti di Ussita - il sisma ha distrutto tutto, comprese le nostre vite".

“Non ci sono differenze da come aveva visto lei rispetto a quest’estate – dice al Giornale.it il sindaco di Visso Gian Luigi Spiganti Maurizi – è che ora con questa emergenza siamo bloccati di nuovo. Abbiamo due tre casi in paese, se uno deve stare in isolamento diventa un problema perché dentro le casette è difficile. I cittadini escono solo per fare la spesa, cerchiamo di uscire il meno possibile. Mi sono raccomandato di non andare tutti i giorni. Dagli aiuti del governo, ma questi soldi i comuni li prendevano anche prima, abbiamo fatto due tre conti e ci arriveranno 7 mila euro. Siamo 1180 abitanti e 800 persone almeno a cui dare da mangiare”.

Facendo due conti con 800 persone da sfamare e 7 mila euro, a ogni persona vanno 8,75 euro. Un panino, una lattina di coca cola e due mele in sostanza.

“Le ditte poi che lavoravano per la ricostruzione dopo il terremoto - continua il sindaco - sono tutte ferme. Purtroppo fino a che c’è l’emergenza non si può fare niente e se continuiamo a stare così incastrati non si va da nessuna parte. Ora non abbiamo molto movimento di persone e mi auguro finisca tutto presto. Purtroppo quando le cose si prendono alla leggera, succede questo. Avevano detto che era è poco più di un’influenza, e invece questa non è poco più di un’influenza”.

"Il terremoto ce l’abbiamo avuto - aggiunge - ci aveva disintegrato le case, ci eravamo un po’ ripresi, e ora questo. Lo stato già stava in difficoltà prima, e ora non so a noi quanto rimarrà. Secondo me qui la casa rifatta la rivedranno in pochi". Per il terremoto il nostro governo che dispensa decreti e buone raccomandazioni aveva partorito la bellezza di oltre 135 decreti. "Decreti - dice il primo cittadino - che non hanno portato a nulla, nulla. Alcune case sono state risistemate, quelle che hanno avuto meno danni ma di nuove se ne contano una, due. Alcune stanno in costruzione. Il centro del paese è tale e quale a quattro anni fa. Noi come comune non abbiamo tutti quei soldi. È il Governo che dovrebbe portare avanti i finanziamenti e se cambiassero le norme, se snellissero la burocrazia, se togliessero tutti quei vincoli, forse”.

“Il centro storico sta sotto la Soprintendenza, se devi ricominciare a costruire, devi presentare il progetto, sentire questo o quel parere. Se hai una finestra abusiva prima ti bloccavano un finanziamento. Ora se hai un abuso devi pagare la penale e poi forse puoi cominciare i lavori.

Siamo rimasti a tre quattro anni fa, è stato fatto pochissimo. Non si è mosso un mattone. Al di là di questo, ora una cosa però la voglio dire – aggiunge il sindaco – un grazie particolare a tutti questi medici, a questi angeli che in questo momento ci hanno protetto”.

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