Ma non c'è onore in questi assassini

Vedremo dove porteranno le ricerche sulla Costituente di Cosa Nostra. A noi basta e avanza la memoria della Cupola, smantellata da magistrati coraggiosi

Ma non c'è onore in questi assassini

Ma dai. Adesso ci sono pure i padri costituenti di Cosa Nostra. E c'è il padrino che, senza sapere di essere intercettato, fa riferimento allo «statuto scritto», insomma alla Costituzione della mafia. Manca è vero, almeno per ora, l'equivalente della Consulta, anche perché di solito questi signori risolvono le loro dispute in altro modo, usando le mani più che la testa, ma si può pensare che presto anche questa lacuna verrà colmata.

E però, senza nulla togliere allo spessore investigativo delle indagini che hanno portato a smantellare l'ennesima cosca, stiamo attenti a non esagerare. Quando si parla di Cosa Nostra, si cede volentieri alle suggestioni, si entra nel labirinto dei mandanti e dei mandanti dei mandanti, si disserta di terzi livelli e di menti diaboliche. Insomma, si saccheggia il vocabolario.

Intendiamoci, parliamo di un'organizzazione potente e sanguinaria, con sponde nella politica, nelle istituzioni e nella borghesia contro cui ha puntato il dito il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia.

Ma stiamo attenti a non innamorarci di una tesi che pare costruita come una leggenda o una favola maligna, quella del male, tratteggiato come un demone oscuro che unisca scaltrezza e ferocia. Così non si rende un servizio alla verità che emerge da tante indagini e altrettante intercettazioni: le critiche che gli stessi mafiosi muovono all'organizzazione, soprattutto per la gestione folle dei Corleonesi, gli sbandamenti, le oscillazioni, le miserie che fanno da colonna sonora alla vita di generazioni di malfattori. Una realtà più prosaica, elementare, evoluta sul versante finanziario ma rozza e basica nell'impostazione, volubile perché il comandamento antico di non trafficare con la droga è stato buttato alle ortiche con buona pace dei fondatori venerati dai boss.

Più che nella fantomatica Costituzione, i boss si specchiano nel volto fascinoso del Padrino, come da poster ritrovato in uno dei nascondigli - tanti da far pensare a un «covo diffuso» - di Matteo Messina Denaro. Vanità che fa rima con la presunzione di impunità e con l'idea insana di appartenere a una élite. Celebrata dal cinema e dalla letteratura, in qualche modo mitizzata nell'immaginario collettivo.

Poi si scopre che Messina Denaro si metteva in fila, come tutti i malati, per fare un tampone in clinica e i suoi luogotenenti raccontano storielle inverosimili che fanno sorridere i detective tanto sono strampalate. Non c'è epica, c'è solo una catena di montaggio del crimine che talvolta si macchia del sangue innocente.

Vedremo dove porteranno le ricerche sulla Costituente di Cosa Nostra. A noi basta e avanza la memoria della Cupola, smantellata da magistrati coraggiosi.

E ci preme che questi delinquenti meditino sulle loro nobili origini non in qualche salotto, ma al 41 bis. Così, magari, torneranno loro in mente altri fatti, meno edificanti. E non si pavoneggeranno con quei rituali che accendono la fantasia ma sono solo un'arrogante finzione.

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