Non possiamo perdere tempo

Il tempo, quando si tratta di salvare vite e di reagire a un ulteriore tsunami terroristico che sta per rovesciarsi sulle vite di masse di persone innocenti, è un fattore essenziale

Non possiamo perdere tempo

Il tempo, quando si tratta di salvare vite e di reagire a un ulteriore tsunami terroristico che sta per rovesciarsi sulle vite di masse di persone innocenti, è un fattore essenziale. La gente che coi bambini si precipita all'aeroporto e li perde, o muore, le donne che ieri andavano al lavoro o a scuola e adesso in casa aspettano che arrivi la morte e abbia gli occhi dei talebani, la immensa schiera lasciata indietro a vedersela con un destino insanguinato. È una sfida per tutti noi, e l'orologio ticchetta. Basta un giorno in più di tentennamenti e l'ultimatum del 31 agosto si trasforma in strage. I tempi brevi e la minaccia di vendetta generale, corrispondono alla percezione vittoriosa dei talebani: nessuno oserà sfidarli, pensano, il nemico è in ginocchio, Biden è a terra, il loro Islam ha il piede sul collo dell'Occidente. Secondo la loro cultura, più fuggiamo, più chiediamo di parlare, più infieriranno. Adesso tocca a noi agire in tempi brevissimi e salvare vite umane. Tentare il dialogo è solo una mossa alla Chamberlain, una rovina per il futuro dei nostri figli.

Occorre immediatamente dimostrare che non abbandoneremo gli amici: questo secondo la cultura dei talebani è un gesto di viltà che segna la sconfitta totale di Biden e invita a stravincere. Occorre innanzitutto salvare chi fugge dall'Afghanistan. Le regole fondamentali di questo momento devono essere: individuare bene e senza dubbi la situazione e definire il nemico. Siamo di fronte al possibile riassemblarsi dentro i confini sicuri di un grande Paese, di tutte le forze terroriste del mondo, da al Qaeda all'Isis a al Shabab, col supporto molto lieto dell'Iran, degli Hezbollah e quant'altro. Dobbiamo pensare a un coordinamento democratico dei Paesi che trovano l'accordo sulla situazione d'emergenza, prima di tutto funzionale a salvare le persone in pericolo; ma anche a come sostenerlo militarmente, senza timidezze. La risolutezza risparmierà lo spargimento di sangue. L'opposto, ne creerà a bizzeffe.

Accanto a questo, la nostra politica Mediorientale deve adesso sostenere di più tutti i Paesi moderati che si sentono disorientati e in pericolo per come gli Usa sono spariti nel nulla lasciando nel cielo la mezzaluna talebana come il sorriso del malefico gatto di Alice: non c'è tempo, il

terrorismo talebano userà morte e prepotenza per terrorizzare, proseguendo nel suo scopo: la conquista del mondo. E noi quindi dobbiamo farci sotto, annunciare il ritorno in campo mentre lo organizziamo. Non abbiamo alternativa.

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