Alcuni fronti, nella Chiesa cattolica, si aprono in piena estate, quando il resto del mondo sembra fermo. Tutto ruota attorno all'istituto Giovanni Paolo II: quell'ente si è occupato, sin dal 1982, dello studio, e magari della difesa dottrinale in senso conservatore, di due istituti ritenuti centrali per la dottrina cattolica: famiglia e matrimonio. Per più di qualcuno, oggi è in atto una sorta di repulisti. Di cosa? Degli uomini legati alla visione del mondo del papa polacco, poi divenuto Santo, e delle tesi contenute nel suo pensiero e nelle sue encicliche. Ma non è solo una questione di professori: sono i piani di studio ad aver subito modifiche che suscitano le riflessioni di centocinquanta studenti. È l'approccio che sembra mutare. Andiamo con ordine.
Il Foglio le chiama "epurazioni papali". Monsignor Vincenzo Paglia, che è l'autore di questa operazione, è, secondo le più classiche delle categorie semplicistiche, un bergogliano. I tradizionalisti - basta dare un'occhiata nei siti di riferimento - sgomitano forse perché non immaginavano che Monsignor Livio Melina e padre Josè Noriega venissero davvero esclusi dal nuovo corso. Il cardinal Carlo Caffarra, qualche anno prima di lasciare questo mondo, ha firmato i "dubia" su Amoris Laetitia. Melina è stato uno studente dell'arcivescovo nato a Sambuseto di Busseto. Sono dettagli, ma aiutano a chiarire il perché della sollevazione degli ambienti conservatori. Anche padre Noriega è uno che proviene dagli studi in teologia morale. Solo che quella materia, nell'istituto Giovanni Paolo II, che è stato rifondato e che ora si chiama "per le Scienze del matrimonio e della famiglia", non verrà più insegnata. Lo scientismo positivista ha fatto la sua comparsa nell'organismo in questione? Non azzardiamo verdetti. Però c'è la sociologia, che fa da emblema a quello che prima abbiamo chiamato "approccio". La Catholic News Agency ha raccontato di come 150 studenti abbiano deciso d'inoltrare una lettera. I destinatari sono due: Monsignor Paglia e Monsignor Sequeri, che presiede il Giovanni Paolo II. Gli allievi domandano chiarimenti sulla "missione" e sulla "identità". La seconda sembra una parola desueta nella Chiesa, ma qualcuno la tiene ancora in considerazione.
Per una volta, non c'entra nulla la continuità tra la pastorale di Jorge Mario Bergoglio e quella del suo predecessore. Se è vero però che Joseph Ratzinger è stato il consigliere più fidato, non solo per le elaborazioni dottrinali, di Karol Wojtyla, allora forse vale la pena tirare in ballo anche l'ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Con quale Congregazione, del resto, monsignor Livio Melina ha mosso i suoi primi passi in Santa Sede? Quella che all'epoca era presieduta dal teologo tedesco. Quando vengono chiamati in causa "progressisti" e "conservatori", insomma, ci si riferisce anche all'esistenza di filoni culturali. Del primo, con qualche evidenza, fanno parte coloro che caldeggiano il nuovo corso.
Del secondo, Joseph Ratzinger, Carlo Caffarra, Livio Melina e, a quanto pare, anche Giovanni Paolo II. Dividere la Chiesa in fazioni non è benvisto, ma perché destrutturare quanto fatto dagli ecclesiastici del passato? Dagli stessi a cui l'appellativo di "conservatori" non può calzare male.
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