"Un'altra persona spiava Mario". Svolta nel caso Biondo

A un mese dall'identificazione di una delle due persone che si trovavano nei pressi dell'abitazione di Mario Biondo, arriva la svolta: anche la seconda persona è stata identificata, aprendo nuovi scenari sul decesso del giovane palermitano

"Un'altra persona spiava Mario". Svolta nel caso Biondo

C’è una nuova svolta nelle indagini sulla morte del palermitano Mario Biondo, trovato senza vita con un foulard al collo, nella sua abitazione di Madrid. Mario, 31 anni, viveva nella capitale spagnola con la moglie, la note conduttrice televisiva Raquel Sanchez Silva, quando fu trovato senza vita il 30 maggio 2013, undici mesi dopo le sue nozze. Per la procura spagnola si trattò di suicidio, ma fin da subito la famiglia della vittima si oppose all'esito delle investigazioni portate avanti dalle autorità spagnole, affermando che il ragazzo non si sarebbe mai tolto la vita e che erano troppe le incongruenze riscontrate nell’ipotesi di suicidio.

Ad otto anni dalla morte di Mario, un mese fa arriva la prima svolta significativa nelle indagini. La Emme Team, un’azienda di consulenti tecnici italo americani, incaricata di svolgere indagini private dalla famiglia Biondo, individua una delle due persone che si trovavano nelle vicinanze dell'appartamento di Mario la sera della sua morte e che avevano accesso ai suoi dispositivi elettronici. E a poche settimane dalla prima scoperta, dalla Emme Team arriva la seconda svolta: sarebbe stata individuata anche la seconda persona il cui cellulare era connesso al Wi-Fi di casa Biondo. Come riporta Adnkronos, l’azienda americana aveva scoperto da tempo che le conclusioni a cui erano arrivate la procura di Palermo “erano totalmente incompatibili con gli allegati e le copie forensi dei dispositivi, specialmente dopo aver recuperato le attività internet dei profili social di Mario Biondo, su Facebook e Twitter".

Grazie alle indagini svolte privatamente dai genitori di Mario, Giuseppe e Santina, i consulenti incaricati delle perizie “hanno permesso di identificare almeno due persone coinvolte quella notte, presenti all’interno dell’appartamento e nelle sue immediate vicinanze". Uno dei consulenti delle Emme Team ha affermato che "finalmente, dopo tanto tempo, si possono iniziare quelle azioni peritali che speriamo portino finalmente giustizia a Mario Biondo, dopo 8 anni di lotta per la verità, condotta dai suoi genitori". I coniugi Biondo non hanno mai creduto che il figlio appena 31enne si sia tolto la vita, quella notte del 2013. Mario era un cameraman, pieno di vita e con dei sogni nel cassetto, tra i quali avere un bambino. E poi erano troppe le cose che non quadravano. Come emerso dalle recenti indagini, pare che già prima della sua morte, Mario fosse spiato da qualcuno, che accedeva regolarmente ai suoi dispositivi, come per controllarlo.

La famiglia Biondo non ha dubbi: il figlio è stato assassinato, forse perché a conoscenza di una verità scomoda sul conto della moglie. Come si legge su periodocoitaliano.it, le indagini della Emme Team hanno infatti rilevato che il ragazzo stava indagando su un ipotetico film a luci rosse girato dalla moglie, volto noto e apprezzato in Spagna. C’è poi quel comportamento bizzarro di Raquel al funerale del marito. La donna sparisce poco dopo, non presentandosi nemmeno dai genitori del marito defunto, ma volando a Formentera, a detta sua per ritrovare la pace in un momento di grande dolore. Le autorità spagnole molto sbrigativamente si affrettano a liquidare il decesso del giovane palermitano come un suicidio, quasi a voler coprire una verità più inquietante.

Sono convinta che lui abbia scoperto qualcosa”, ha dichiarato la madre di Mario, "i suoi account erano stati controllati giorni prima, forse qualcuno gli ha detto qualcosa e da lì è partita la decisione di farlo fuori”.

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