Sono passati 25 anni da quella mattina di maggio, quando Nada Cella, 25 anni, venne aggredita e uccisa mentre si trovava nello studio del commercialista Marco Soracco di cui era la segretaria. Ancora oggi, non esiste un colpevole per la sua morte. Ora, però, il caso potrebbe arrivare a una svolta, grazie ad alcune tracce di Dna.
Chi era Nada Cella?
Era la mattina del 6 maggio del 1996. Quel giorno, un lunedì, Nada si era recata al lavoro in bicicletta in un palazzo di Chiavari: era stata assunta come segretaria nello studio del commercialista Marco Soracco. Erano circa le 9:00 del mattino quando la ragazza accolse in studio il suo assassino che, una volta raggiuntala nel suo ufficio, la aggredì con calci, pugni e un oggetto pesante e appuntito, che la colpì alla testa. A trovarla, ancora agonizzante, fu il suo datore di lavoro, che alle 9:15 chiamò il 113 per chiedere aiuto. I soccorsi arrivarono 5 minuti dopo, ma tutti i tentativi di rianimare la ragazza si rivelarono vani e poche ore dopo morì poche ore in ospedale. Le indagini non portarono a nulla e vennero rese difficili dalla situazione in cui venne lasciata la scena del crimine: ad inquinarla furono sia i soccorritori, che la madre del commercialista, che decise di pulire le macchie di sangue dell'ingresso. Nessuno, quella mattina, vide e sentì nulla, salvo un tonfo intorno alle 9:00, avvertito da una condomina. L'arma del delitto non venne mai trovata e nessuno riuscì a spiegare come mai la ragazza si era recata in ufficio anche il sabato precedente il delitto, visto che Nada non era solita sbrigare il lavoro nel weekend. La madre del commercialista sostenne che quel sabato la 25enne avesse lavorato al computer e si fosse portata via un floppy disk, che però non venne mai trovato. Il primo sospettato fu proprio il commercialista Soracco, ma a suo carico non venne rilevato alcun elemento. Così, nel 1997, il caso venne archiviato. Successivamente, come ricostruito dal Corriere della Sera, si tornò sulla vicenda diverse volte. Prima nel 1999, quando vennero disposti accertamenti su un muratore che aveva confessato di aver ucciso una prostituta, e nel 2005, quando vennero presi in considerazione i diari di Nada. Poi nel 2006, con l'inchiesta su due muratori, e nel 2011, quando nel mirino finirono tre capelli non appartenenti alla vittima.
La nuova pista
E ora, la soluzione del cold case potrebbe arrivare a una svolta grazie al Dna. Alcune tracce trovate sulla camicetta della 25enne e su una delle sedie dello studio e un'impronta papillare, infatti, sono finite al centro dell'ultimo tentativo della procura di Genova per riaprire il caso. Dalle tracce genetiche sarebbero emersi profili femminili e maschili.
Il procuratore Francesco Cozzi, infatti, ne ha disposto le analisi presso la polizia scientifica che oggi dispone di strumenti molto più sofisticati: "Speriamo ci possano permettere di arrivare ad avere un nome del sospettato - ha detto Cozzi, secondo quanto riporta Repubblica-se allora avessimo avuto telecamere e cellulari sarebbe stato tutto diverso". Così, l'ultimo tentativo di trovare l'assassino di Nada è legato a tracce di Dna risalenti a 25 anni fa, ma che le strumentazioni moderne potrebbero trasformare nell'elemento chiave di un caso rimasto senza risposte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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