Nuove rivelazioni a vent'anni dalla morte di Lady Diana

Il fotografo Pascal Rostain, con i giornalisti Jean-Michel Caradech e Bruno Mouron, ha scritto "Chi ha ucciso Lady D?"

Nuove rivelazioni a vent'anni dalla morte di Lady Diana

Secondo due giornalisti e un fotografo presente la notte della morte di Lady Diana e Dodi Al-Fayed, la limousine sulla quale la principessa e il suo compagno fuggirono inseguiti dai paparazzi quella notte "era un relitto". Vent'anni dopo la morte di Diana, il fotografo Pascal Rostain, con i giornalisti Jean-Michel Caradech e Bruno Mouron, ha scritto "Chi ha ucciso Lady D?". Nel libro-inchiesta, si afferma che l'auto della fuga - che si schiantò su un pilastro del tunnel dell'Alma con la coppia in fuga dall'hotel Ritz - sarebbe stata da rottamare.

L'inchiesta sulla morte di Diana e Dodi dimostrò - fra l'altro - che l'autista di quella Mercedes aveva un tasso molto alto di alcol nel sangue e che l'auto sfrecciava a velocità eccessiva. L'ex proprietario di quella Limousine, ritrovato dagli autori del libro, sarebbe Eric Bousquet, direttore di un'agenzia di pubblicità.

"Quell'auto era del Ritz ed era un relitto - ha detto Rostain, intervistato oggi - non avrebbe mai dovuto circolare. Ebbe un primo incidente, pesava diverse tonnellate e sarebbe stata da rottamare".

Un testimone citato nel libro avrebbe detto due mesi prima dell'incidente al direttore del Ritz: "Questa macchina bisogna distruggerla. Oltre i 60 km orari è fuori controllo". Questo nuovo elemento riporterebbe in primo piano la responsabilità dell'hotel Ritz - di proprietà di Mohamed Al Fayed, padre del defunto compagno di Diana - che ha continuato a far circolare l'auto.

A 20 anni dall'evento un documentario di Channel 5, "Diana: 7 Days That Shook The Windsors" ("Diana: 7 giorni che hanno fatto tremare i Windsor"), rivela ciò che è davvero successo nelle ore precedenti a

quell'assolato pomeriggio del 6 settembre del 1997, tra salma costretta a riparare in un obitorio di fortuna, il rifiuto di William di camminare davanti alla bara e le manovre di nonna Elisabetta II per proteggere i nipoti.

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