L'ultimo assalto alla Meloni: usano la sua foto pure in un docufilm sul fascismo

Il volto della leader di Fdi inserito in un documentario sugli "inganni del fascismo" presentato alla Mostra di Venezia. Il regista: "Le sue idee sono pericolose". Ira di Fratelli d'Italia

L'ultimo assalto alla Meloni: usano la sua foto pure in un docufilm sul fascismo

Il ritorno alle pellicole di propaganda, in un certo senso, c'è stato per davvero. Alla Mostra del Cinema di Venezia si è verificato un curioso cortocircuito: sul grande schermo è stato infatti proiettato un film che, con il pretesto della critica al fascismo, ha offerto un'aperta contestazione alla destra attuale con effetti altrettanto propagandistici. L'espediente peraltro non è stato nemmeno troppo tacito o dissimulato. Nella parte finale del discusso documentario "Marcia su Roma", proposto oggi nella kermesse cinematrografia, il regista Mark Cousins ha inserito un'immagine di Giorgia Meloni assieme a quella di altri politici, tra i quali Vladimir Putin e Jair Bolsonaro. La circostanza ha chiaramente generato polemiche.

A quanto si apprende, infatti, il volto della leader di Fratelli d'Italia è stato peraltro posizionato nell'ambito di una riflessione sul pericolo che il fascismo si ripresenti (rischio che peraltro il regista sembra temere). "Oggi ci sono molti più governi di destra di quanti io non ne ricordi in tutta la mia vita, e io ho 56 anni. Ungheria, Polonia, India, Brasile, l'America con Trump e adesso anche in Italia il pendolo sta oscillando verso destra. Questa è una condizione molto pericolosa", ha affermato all'Adnkronos il cineasta Mark Cousins, intenzionato a raccontare nella sua pellicola "gli inganni del fascismo". Ci chiediamo cosa sarebbe successo se un suo collega avesse fatto un'operazione simile sul comunismo e su quei politici che ancora oggi rivendicano apertamente di ispirarsi a quella sciagurata ideologia.

A meno di un mese dal voto in Italia, il documentario ha fatto il suo debutto a Venezia accompagnato da esplicite dichiarazioni del regista anche su Giorgia Meloni. "Quando tu senti un importante politico italiano tenere un discorso in Spagna in cui dice 'no ai diritti Lgbtq e sì invece all'universalità della Croce', ti preoccupi, perché sono termini e parole utilizzati dai crociati nel 1100. È qualcosa che va molto vicino alla teoria della sostituzione bianca o a demonizzare l'Islam. È pericoloso, perché mette in difficoltà la sicurezza delle minoranze e questo sento il bisogno di dirlo. Anche se poi so che ha detto di non essere fascista e magari non è come Mussolini, ma il linguaggio che usa è molto pericoloso per i cittadini. Non voglio dire che lei personalmente sia pericolosa, sono le sue idee a esserlo", ha affermato il cineasta irlandese, ammettendo tra le righe la valenza politica del proprio documentario.

"Perché ho scelto di presentare adesso questo film? Prima di tutto perché quest'anno ricorre il centenario della Marcia su Roma, ma anche per una ragione un pò più globale. L'estrema destra infatti non è interessata al problema dei migranti, delle minoranze, dei poveri, di chi è in difficoltà, quindi è molto importante che le persone possano capire quanto tutto questo sia pericoloso", ha dichiarato Cousins. Ma chiaramente, come spesso accade quando un film o un'opera accarezzano i temi della sinistra, nessuno ha avuto nulla da ridire su quel discutibile parallelismo tra passato e attualità.

Le uniche voci indignate sono state comprensibilmente quelle degli esponenti di Fratelli d'Italia. "Riteniamo assurdo l'inserimento di immagini di Giorgia Meloni nel docufilm 'Marcia su Roma' e ci domandiamo il perché il Festival le abbia inserite in rassegna. Da sempre, abbiamo sostenuto il Festival di Venezia come una eccellenza nazionale e continueremo a farlo.

Però, pur rispettando la sua autonomia e indipendenza, crediamo che tali immagini alterino la par condicio della campagna elettorale e per questa ragione presenteremo un'interrogazione al ministro Franceschini", ha affermato il deputato e responsabile Cultura di Fratelli d'Italia Federico Mollicone. Amara la constatazione dell'esponente meloniano: "Lascia l'amaro in bocca che questa importante kermesse venga utilizzata come un improprio strumento di propaganda".

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