Da Occhetto fino ai grillini 25 anni di grandi sfide

In 25 anni hanno provato ad azzopparlo in tutti i modi. Ma lui è ancopra pronto a soccorrere la democrazia

Da Occhetto fino ai grillini 25 anni di grandi sfide

Adesso è peggio: dato ancora una volta per finito e superato da un Salvini «ducesco». Nessun uomo politico aveva mai scelto l'espressione «scendere in campo» prima di lui venticinque anni fa, e da allora l'hanno usata quasi tutti. Ma nessuno ancora era sceso in campo per la seconda volta dopo essere stato dato per spacciato e superato dal nuovo che avanza, avanza, e poi finisce nel nulla. Berlusconi ieri ha annunciato che scenderà sul campo europeo andando a Strasburgo dove si gioca la vera partita, dove il sovranista inglese Farage da vincitore sta diventando lo sconfitto e dove stanno trovando la disfatta giorno dopo giorno Di Maio e Salvini benché Berlusconi, con la pazienza di Giobbe, pensi sempre di riportarselo a casa. Berlusconi è stato dato politicamente per spacciato almeno dieci volte negli ultimi dieci anni, cronisti pigrissimi hanno scritto centinaia di inutili pezzi sul «dopo-Berlusconi», e ieri, un quarto di secolo dopo il primo annuncio, il Cavaliere ha lanciato di nuovo un'operazione di pronto soccorso alla democrazia.

La prima volta fu quando, spazzati via tutti i partiti democratici della prima Repubblica con una operazione giudiziaria non troppo diversa - per fondamenti ideologici - dalla narrazione grillina, avrebbe vinto a mani basse il Partito comunista punto due, ovvero il Pds di Achille Occhetto e della sua famosa macchina da guerra che invece cadde in pezzi. Non staremo a riscrivere la pagina della storia patria in cui - uno contro tutti - Berlusconi giocò l'impossibile dell'alleanza con i leghisti da una parte e i post missini dall'altra. E ce la fece. La Repubblica era morta ma la democrazia era viva e dunque fu viva anche la Repubblica, che fu ribattezzata come Seconda. Oggi il tentativo del fondatore di Forza Italia, questo il nome del partito con cui allora il Cavaliere sceso in campo vinse, è molto più delicato, precario e rischioso, tuttavia a portata di mano, perché le cose stanno rapidamente cambiando su tutti gli scenari. Oggi la democrazia rappresentativa agonizza col coltello alla gola degli ignoranti e arroganti epigoni della decrescita infelice che sta facendo colare a picco il Paese mentre i moderati di destra e di sinistra sono dati in estinzione.

La partita oggi si gioca in Europa e Berlusconi ha deciso di andare in Europa a combatterla. È la nuova discesa in campo, il fatto nuovo che può ancora una volta far prevalere il «fattore umano» e dimostrare che la storia non è fatta di masse di votanti accecate da promesse stupide, arroganti e irrealizzabili; e neanche di finta democrazia diretta, di colpi di mano e di clic su piattaforme telematiche. Ci risiamo con un nuovo Berlusconi in campo che è tuttavia sempre lo stesso uomo unico e irripetibile, con tutte le sue caratteristiche geniali e bizzarre che lo hanno reso finora politicamente indistruttibile.

Per toglierlo dal campo in cui era sceso, hanno dovuto azzopparlo con tutti gli strumenti esterni, estranei e spesso nemici della democrazia, pur di levarselo di torno. Oggi si stanno avvicinando i regolamenti di conti imprevisti: la Brexit va a rotoli e forse Londra può tornare in Europa. La malattia italiana peggiora, il governo è sempre più gradasso e sempre più irrilevante. Roma è guidata da Bruxelles come un bambino cieco, dunque la posta è Bruxelles e lì intende andare il fondatore di Forza Italia, il partito che gli snob di sinistra chiamavano partito di plastica, prima di liquefarsi - loro - nel fallimento globale della sinistra snob raccolta nel salotto della Verusio. Un'altra sfida, un'altra discesa in campo dello stesso Cavaliere un quarto di secolo dopo.

Winston Churchill intitolò un capitolo della sua storia della Seconda guerra mondiale «La loro ora più bella». Oggi la storia si ripete: la loro ora più bella sta affogando nell'ebbrezza del fallimento, e Berlusconi sbarca in Normandia per preparare il D-day della democrazia, o almeno ci prova, con l'animo del quarantenne.

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