Sul terribile delitto di Morazzone (Varese) il ministro della Giustizia Marta Cartabia desidera vederci chiaro, e per questo motivo ha deciso di chiedere all'ispettorato di condurre un'indagine. Secondo quanto riferito da fonti di via Arenula, e riportato oggi dalle principali agenzie di stampa, il ministro vuole che siano svolti con urgenza "i necessari accertamenti preliminari sul caso".
La presa di posizione della guardasigilli arriva in seguito alle forti polemiche insorte sui social. Tanti gli utenti ad esprimere insicurezza e scarsa di fiducia nei confronti del sistema giuridico italiano. Incompresibile come al 40enne Davide Paitoni, ristretto agli arresti domiciliari per aver accoltellato un collega, sia stato concesso di trascorrere del tempo col foglio Daniele, ucciso dal genitore.
Un caso politico
A pretendere delle spiegazioni non soltanto i cittadini, ma anche diversi esponenti del mondo della politica. Fra i primi a parlare la rappresentante di Forza Italia Veronica Giannone, segretario della Commissione Infanzia e Adolescenza e componente della Commissione Giustizia. Dopo aver condannato l'episodio, la Giannone aveva rivolto un appello proprio al ministro Cartabia, chiedendole di "intervenire con urgenza per fermare queste morti annunciate".
"Se le leggi non vanno bene devono essere cambiate velocemente. Altrimenti le Istituzioni tutte si rendono complici di tali orrori, e questo non è ammissibile in un paese che si vanta di tutelare i diritti dei più deboli", aveva affermato Veronica Giannone.
Dura anche la posizione dell'ex sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone (Lega), che ha parlato di "responsabilità del sistema". "Credo che sia doveroso che i vertici del ministero della Giustizia vadano a fondo della vicenda, per capire cosa non abbia funzionato e quali siano state le dinamiche o eventuali sottovalutazioni che hanno innescato questo dramma”, ha dichiarato ad Affaritaliani.
Le motivazioni del tribunale di Varese
Per rispondere alle polemiche sempre più accese, proprio ieri il presidente del tribunale di Varese Cesare Tacconi aveva spiegato che, al momento di prendere una decisione sulla possibilità o meno di concedere a Paitoni la possibilità di vedere il figlio, il gip non era a conoscenza delle denunce di violenza presentate dall'ex moglie dell'uomo.
Paitoni, ha dichiarato Tacconi, si trovava ai domiciliari perché non inquinasse le prove relative al caso di aggressione ai danni del collega, non per il suo temperamento violento. Al giudice, insomma, non risultavano precedenti per maltrattamenti quando ha concesso al 40enne di trascorrere del tempo con il bambino.
Le parole del pm
Intervenuta sul caso, la procuratrice Daniela Borgonovo ha deciso di controbattere alle parole del presidente del tribunale di Varese, spiegando che la procura aveva chiesto che venisse dichiarata la pericolsità sociale di Davide Paitoni. Dichiarazioni che contrastano con quelle di Tacconi, secondo il quale "la richiesta di arresti domiciliari al gip venne motivata col pericolo di inquinamento probatorio, non anche con la pericolosità sociale".
La procuratrice Borgonovo spiega che, dopo l'arresto per l'accoltellamento ai danni del collega, "il pm ha qualificato il fatto come tentato omicidio e ha chiesto unitamente alla convalida dell'arresto, l'applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, sul presupposto della ritenuta pericolosità sociale dell'indagato, anche per precedenti denunce".
"Il gip", prosegue nella nota, "ha accolto la richiesta, peraltro ravvisando solo un rischio di inquinamento probatorio, attesa la ritenuta necessità di chiarire la dinamica della lite e, successivamente, ha autorizzato incontri del detenuto con la moglie e il figlio".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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