Sembra non arrivare a un punto d'arresto l'orrore che si è consumato nella villa della famiglia Maja di Samarate (Varese). Nella notte tra martedì 10 e mercoledì 11 maggio qualcuno si è introdotto nell'abitazione mettendo sottosopra alcune camere.
Secondo il procuratore Nocerino, che si sta occupando del caso, è opera di "balordi o una ragazzata macabra, non sembra si tratti di ladri". All'interno, infatti, pare non mancare niente. Gli oggetti di valore sono stati trovati a loro posto così come i contanti. Difficile, invece, capire cosa manchi tra la documentazione dell'architetto omicida, Alessandro Maja, accusato di aver ucciso la moglie Stefania e figlia Giulia a martellate e di aver gravemente ferito il primogenito Nicolò, che attualmente si trova in ospedale sotto osservazione.
A lanciare l'appello è stata la vicina di casa che ,passando davanti alla villa, ha notato l'anomalia: il cancello in metallo era chiuso mentre l'ingresso dell'abitazione aveva la porta in legno aperta. Arrivati sul posto i carabinieri hanno trovato i sigilli, posti subito dopo la tragedia, rimossi e almeno due stanze a soqquadro. "C’erano orologi di valore, oggetti di un certo pregio, sicuramente anche contanti, ma non risulta che nulla sia stato rubato", ha spiegato il suocero di Alessandro Maja.
Il sindaco del paese, Enrico Puricelli, ha espresso tutto il suo rammarico su ciò che è accaduto:"Non dico che non si stava più parlando di questa storia, è uno dei più gravi fatti di cronaca degli
ultimi anni, ma fino a ieri mattina i pensieri di tutti erano rivolti a Nicolò e alla data dei funerali .Dopo quanto successo - ha concluso - tutti aggiungono altri discorsi, altre ipotesi a questa storia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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