Le Ong tornano all'attacco: "Pronti a salpare verso il Mediterraneo"

Dalla Mare Jonio ad Open Arms, passando per la Sea Watch 3: ecco le navi pronte ad aggirare la politica di Salvini

Le Ong tornano all'attacco: "Pronti a salpare verso il Mediterraneo"

E adesso le navi cosiddette “umanitarie” delle Ong tornano al centro dell’attenzione, pronte a riprendersi la scena dopo mesi in cui i loro mezzi risultano ancorati all’interno di diversi porti del Mediterraneo.

La prima a salpare nelle scorse ore è la “Mare Jonio”, la nave dell’Ong “Mediterranea” finita nelle scorse settimane al centro di un’inchiesta della procura di Agrigento dopo aver violato l’alt di un mezzo della Guardia di Finanza nello scorso mese di marzo a largo di Lampedusa. Sequestrata nel porto della più grande delle Pelagie, la Mare Jonio risulta adesso ripartita alla volta delle acque libiche. Come scrive Repubblica.it, la nave dell’Ong Mediterranea dovrebbe attestarsi a circa trenta miglia dalle coste del Paese nordafricano.

Ma ad annunciare un nuovo ciclo di pattugliamenti in mare, è anche un’altra nave protagonista della cronaca nei mesi scorsi, ossia la Sea Watch 3. A gennaio l’imbarcazione è protagonista di un braccio di ferro con il governo italiano, rimanendo a largo del porto Siracusa per diversi giorni. Proprio delle scorse ore è la notizia della sanzione scattata nei confronti di quei parlamentari che, in quelle giornate di marzo, salgono a bordo del mezzo.

La nave, dell’Ong tedesca Sea Watch, batte bandiera olandese ed è proprio contro le autorità dei Paesi Bassi che in un comunicato si scagliano i principali rappresentanti dell’organizzazione: “Al momento un migrante su dieci muore cercando di scappare attraverso il Mediterraneo – si legge in una nota di Sea Watch ripresa dall’Agi – Questo ricade anche nella responsabilità del governo olandese, che ha illegalmente bloccato i soccorsi il mese scorso”.

Le autorità de L’Aja infatti trattengono per un mese la Sea Watch 3, costringendola a non prendere il largo per via di una nuova normativa sulla sicurezza introdotta all’interno del codice olandese della navigazione. Un vero e proprio sequestro, a cui l’Ong tedesca si appella al tribunale della capitale amministrativa olandese. I giudici danno ragione a Sea Watch e dunque adesso la nave può riprendere la via del Mediterraneo. Nella nota sopra citata, gli stessi responsabili dell’Ong affermano di essere già pronti a salpare.

In navigazione, ma con altri problemi riscontrati questa volta con le autorità greche, per un’altra nave nota per le proprie attività nel Mediterraneo, ossia la Open Arms. L’imbarcazione si sente “tradita” da due governi che avverte come “amici”, quello spagnolo di Sanchez e quello ellenico di Tsipras. Bloccata all’interno del porto di Barcellona per diversi mesi, per via del divieto di navigazione imposto dalle autorità spagnole di navigazione a quei mezzi impegnati nel recupero di migranti in mare, la Open Arms ottiene il via libera per lasciare la Spagna ma solo per portare aiuti umanitari nell’isola di Lesbo.

Salpati dalla città catalana lo scorso 23 aprile, gli attivisti di Open Arms sono a largo delle coste greche da diversi giorni con le autorità di Atene che al momento impediscono lo sbarco: “Abbiamo fatto un primo scalo sull'isola di Samos, dove, non solo non ci hanno permesso di scaricare il materiale sanitario destinato al campo per rifugiati/e dell'isola, ma poche ore dopo il nostro arrivo, ci hanno invitato ad abbandonare l'attracco perchè assegnato a un'imbarcazione militare – scrivono i responsabili dell’Ong in una nota – Per questo, ci siamo diretti verso lo scalo successivo senza che ci fosse possibile effettuare la consegna del materiale destinato al campo di Samos. Abbiamo così raggiunto il porto di Mitilini, a Lesbo, lo scorso venerdì 3 maggio, giorno in cui ci è stato assegnato un attracco che, secondo quanto indicato dalle carte nautiche aggiornate, ha una profondità di fondaggio inferiore al pescaggio della nostra nave, dunque non è considerato sicuro. Da quel momento l'Open Arms è rimasta fuori dal porto, non le è stato infatti permesso nè di attraccare, nè di sbarcare gli aiuti umanitari che sono presenti a bordo. Cinque giorni di attesa senza che sia stata offerta alcuna soluzione”.

Le Ong dunque tornano all’attacco e lo fanno in vista della stagione estiva, quando si prevede un aumento dei flussi migratori dall’Africa

verso l’Europa per via delle migliori condizioni metereologiche. C’è da scommettere che, da qui alle prossime settimane, non mancheranno tensioni con i vari governi dei paesi del Mediterraneo, a partire da quello italiano.

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