Non solo la condotta, ma anche il ruolo di primo piano assunto nella decisione di imporre lo stop all’ingresso della nave: sono questi i due elementi maggiormente valutati dal tribunale dei ministri nei confronti di Matteo Salvini sul caso Open Arms.
Nella giornata di sabato, come si ricorderà, proprio il tribunale dei ministri di Palermo ha richiesto un nuovo procedimento nei confronti del segretario della Lega. I giudici vorrebbero avere il quadro chiaro della situazione su quanto accaduto nelle giornate intercorse tra il 14 ed il 20 agosto scorso. In quella settimana, la nave dell’Ong spagnola Open Arms è rimasta a largo di Lampedusa per via del divieto di ingresso ordinato da Salvini, in quel momento ministro dell’interno.
Una situazione quella la cui svolta è arrivata per l’appunto il 20 agosto, quando il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio è salito a bordo della nave per verificare quanto stava accadendo. Il magistrato ha ritenuto la situazione talmente grave da ordinare il sequestro della Open Arms, il suo ingresso a Lampedusa e lo sbarco dei migranti. Successivamente, la procura della città siciliana ha avviato un’inchiesta prima contro ignoti e poi contro Matteo Salvini.
Le accuse sono quelle di sequestro di persona ed omissione di atti d’ufficio. A novembre il procedimento è passato da Agrigento a Palermo: essendo, all’epoca dei fatti contestati, ancora ministro in carica, Salvini deve essere giudicato dal tribunale dei ministri insediato nel capoluogo siciliano. E così, il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dopo aver esaminato le carte, ha sposato la linea del collega di Agrigento passando a sua volta il fascicolo al tribunale dei ministri.
“Salvini non ha rispettato le convenzioni internazionali”
Dopo la richiesta del procedimento contro Salvini, nelle scorse ore sono uscite le motivazioni che hanno spinto il tribunale a far proseguire l’iter giudiziario nei confronti del leader della Lega. Sotto esame, in primo luogo, la condotta di Salvini: “Sul caso Open Arms – si legge in uno stralcio della richiesta emanata dai tre giudici che compongono il tribunale dei ministri di Palermo – il senatore Salvini ha violato le convenzioni internazionali”.
Andando poi a leggere più nel dettaglio, si evince come a pesare sul giudizio del tribunale sia la situazione a bordo della Open Arms riscontrata dal procuratore Patronaggio: “Il grado di esasperazione in cui versavano i migranti, già stremati dalle durissime prove fisiche e psichiche subite prima del soccorso operato dalla Open Arms e angosciati dal terrore di venire respinti e riportati in Libia – si legge nelle carte rese note dall’AdnKronos – rende intuitivo come non tanto il prolungamento anche di un solo giorno di navigazione (con il conseguente protrarsi della situazione di grave disagio nella quale pure tali migranti avevano sino a quel momento viaggiato), quanto il fatto stesso di allontanarsi dalle coste italiane, ormai tanto vicine da poter essere raggiunte a nuoto, si sarebbe rivelato del tutto insostenibile ed incomprensibile”. Dunque, secondo i giudici, in quel contesto Salvini non avrebbe potuto vietare l’accesso della nave dell’Ong spagnola.
Nel documento, i giudici hanno fatto riferimento anche al resoconto redatto dalla psicologa salita a bordo della Open Arms assieme a Patronaggio in quel 20 agosto.
“Matteo Salvini e Matteo Piantedosi, capo di gabinetto del Viminale, nel non concedere un porto sicuro alla nave Open Arms nell'agosto 2019 avrebbero violato le convenzioni internazionali – si legge poi nel documento del tribunale – La condotta omissiva ascritta agli indagati, consistita nella mancata indicazione di un Pos alla motonave Open Arms, è illegittima per la violazione delle convenzioni internazionali e dei principi che regolano il soccorso in mare, e, più in generale, la tutela della vita umana, universalmente riconosciuti come ius cogens”.
“Azione rivendicata da Salvini”
Fin qui dunque la parte che riguarda la condotta di Salvini giudicata contraria alle norme da parte dei giudici palermitani. C’è poi, come detto ad inizio articolo, un’altra parte che invece pone l’ex ministro sotto la lente di ingrandimento delle indagini per via del suo ruolo politico. In particolare, secondo il tribunale dei ministri non c’è alcun dubbio sul fatto che l’iniziativa volta a negare l’accesso alla Open Arms sia unicamente da attribuire a Salvini e non all’interno governo Conte I.
“Va anzitutto evidenziato l'indiscutibile ruolo di primo piano svolto e, per certi versi, rivendicato dal Ministro Salvini – si legge tra le 110 pagine del documento – Sin da quando, apprendendo dell'intervento di soccorso posto in essere in zona Sar libica dalla Open Arms, coerentemente con la politica inaugurata all'inizio del 2019, adottava nei confronti di Open Arms, d'intesa con i Ministri della Difesa e delle Infrastrutture e dei Trasporti, il decreto interdittivo dell'ingresso o del transito in acque territoriali italiane, qualificando l'evento come episodio di immigrazione clandestina, a dispetto del riferimento alla situazione di distress del natante su cui i soggetti recuperati stavano viaggiando”.
Lo scambio di lettere Conte – Salvini
Ma non solo: secondo i giudici lo stesso presidente del consiglio Giuseppe Conte non sarebbe stato d’accordo con la decisione presa da Salvini. Le prove portate avanti dal tribunale in tal senso, sarebbero contenute in uno scambio di lettere tra il premier e l’allora ministro: “Il 15 agosto il ministro Salvini – si legge tra le carte della richiesta – sottoscriveva una nota di risposta ad una precedente missiva del 14.8.2019 del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, con cui lo si era invitato ad adottare con urgenza i necessari provvedimenti per assicurare assistenza e tutela ai minori presenti sull'imbarcazione. Con tale nota respingeva ogni responsabilità al riguardo, evidenziando che i minori a bordo della nave spagnola dovevano ritenersi soggetti alla giurisdizione dello Stato di bandiera anche con riferimento alla tutela dei loro diritti umani. Che, inoltre, non vi erano evidenze per escludere che gli stessi viaggiassero accompagnati da adulti che ne avevano la responsabilità, comunque ricadente sul comandante della nave e che, infine, aveva già dato mandato all'Avvocatura Generale dello Stato per impugnare il decreto di sospensiva del Presidente del Tar del Lazio, che di fatto aveva rimosso ogni ostacolo all'ingresso della nave in acque territoriali”.
“Il 16 agosto – scrivono ancora i giudici – il Presidente del Consiglio dei Ministri rispondeva alla citata missiva del ministro Salvini, ribadendo con forza la necessità di autorizzare lo sbarco immediato dei minori presenti a bordo della Open Arms, anche alla luce della presenza della nave al limite delle acque territoriali (in effetti vi aveva già fatto ingresso) e potendo, dunque, configurare l'eventuale rifiuto un'ipotesi di illegittimo respingimento. Conte aggiungeva di aver già ricevuto conferma dalla Commissione europea della disponibilità di una pluralità di Stati a condividere gli oneri dell'ospitalità dei migranti della Open Arms, indipendentemente dalla loro età”.
Infine, secondo il tribunale dei ministri di Palermo la responsabilità di Salvini lo si evince anche dalla richiesta, effettuata dalla Capitaneria di porto, di far sbarcare i migranti a Lampedusa. (Clicca qiui e leggi il documento integrale)
Fissato il voto in Senato
La richiesta a procedere contro Salvini da parte del tribunale dei ministri di Palermo, sarà votata il prossimo 27 febbraio in sede di Giunta per le immunità del Senato. Lo si è appreso nelle scorse ore ed a comunicarlo ufficialmente è stata la presidenza della Giunta.
Il voto è stato fissato per le ore 16:00, i componenti saranno dunque tenuti ad esprimersi sull'eventuale via
libera del procedimento sulla base del documento di 110 pagine inviate da Palermo. Il 12 febbraio invece, l'aula del Senato si esprimerà su un'altra richiesta nei confronti di Salvini, la quale riguarda il caso Gregoretti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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