Ora per curare il Covid-19 si punta su terapie mirate

Dagli antivirali, ai farmaci che agiscono sul sistema immunitario, fino al plasma dei pazienti: le strategie per combattere il virus

Ora per curare il Covid-19 si punta su terapie mirate

Mentre diminuiscono i numeri dei pazienti malati di Covid-19 ricoverati in ospedale, anche nei reparti di rianimazione, lo studio sui farmaci fa passi avanti. E ora si cercano terapie mirate per trattare la malattia.

Inizialmente, quando è scoppiata l'emergenza causata dal nuovo coronavirus, i medici erano soliti somministrate dei cocktail di farmaci ai casi più gravi: "Siamo partiti all' arrembaggio", ha spiegato a Repubblica Massimo Andreoni, professore di malattie infettive a Roma Tor Vergata. Ma ora, anche il trattamento dei pazienti è cambiato: "Oggi diversifichiamo le terapie- ha detto- Diamo alcuni farmaci nella fase iniziale, altri in quella successiva. Seguiamo protocolli uguali per tutti e mettiamo a confronto diretto le diverse terapie. Cerchiamo di andare al di là delle nostre impressioni individuali".

Nelle fasi iniziali della malattia, infatti, si usano i farmaci antivirali, che inibiscono una parte del ciclo di replicazione del virus. Allo studio c'è il medicinale usato contro l'Ebola (Remdesivir) e quelli efficaci contro l'Aids, Lopinavir/Ritonavir, che potrebbero aiutare i pazienti non gravi. Successivamente, si prova l'azione sul sistema immunitario che, reagendo in modo esagerato all'attacco del virus, crea danni ai polmoni. Per questo, vengono utilizzati dei farmaci in grado di calmare il sustema immunitario.

Tra questi, c'è l'antimalatico clorochina (il cui derivato è l'idrossiclorochina), che si è rivelato efficace negli studi in vitro. Inoltre, uno studio effettuato su oltre 100 pazienti cinesi ha dimostrato "la superiorità della clorochina rispetto al controllo nel migliorare il decorso della malattia in pazienti con polmonite associata ad infezione da Covid-19". Stando alle indicazioni dell'Aifa, questo farmaco può essere somministrato sia ai pazienti meno gravi, che in quelli ospedalizzati. "È l' unico farmaco che funziona nelle due fasi della malattia - ha spiegato Pierluigi Viale, direttore del reparto di malattie infettive del Sant'Orsola di Bologna, a Repubblica - quella virale iniziale e quella successiva infiammatoria". Ma l'emergenza ha portato a una diminuzione delle scorte: "Era usato per l' artrite, dove i pazienti sono pochi e i ricavi esigui: un mese di terapia costa al massimo 12 euro. La Bayer, che produceva la clorochina, aveva cessato la produzione qualche mese prima del coronavirus. La Sanofi si è ritrovata sola a fabbricare l' idrossiclorochina", ha sottolineato il reumatologo Ennio Favalli.

Ad oggi, l'Aifa ha autorizzato 8 studi farmacologici, ma i risultati richiederanno tempo, anche perché molti dei malati di Covid-19 non sviluppano sintomi gravi e la guarigione è spontanea. "Per valutare l' effetto serve un numero di casi sufficienti. Oggi è ancora presto", ha specificato Silvio Brusaferro, presidente dell'Iss.

Un'altra strategia su cui si sta lavorando è quella basata sull'uso del plasma dei pazienti che sono stati infettati dal Sars-CoV2, ma che l'hanno superato.

Questi soggetti, infatti, contengono gli anticorpi della malattia, che rimangono nel sangue per la fase di convalescenza. La difficolta in questo caso, spiega Andreoni, "sta nel trovare pazienti con una quantità alta di anticorpi neutralizzanti, quelli efficaci contro il virus".

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